[didascalia fornitore=”ansa”]Rifiuti elettronici[/didascalia]
Cobat rende noto il Rapporto annuale di attività del consorzio che gestisce da 30 anni il fine vita dei beni immessi al consumo, garantendo i più elevati standard di sostenibilità ambientale ed economica seguendo un percorso virtuoso di economia circolare. Solo nel 2017 sono oltre 140mila le tonnellate di prodotti tecnologici raccolti, avviati al riciclo e trasformati in nuove risorse, con un taglio di emissioni inquinanti di più del 57% rispetto al 2016 grazie anche al rinnovo del parco mezzi della rete logistica.
“Siamo nati per risolvere il problema ambientale delle batterie al piombo, trasformandolo in un’opportunità economica per il Paese. È quello stesso spirito – spiega il presidente Giancarlo Morandi – che ci ha portato ad applicare il metodo Cobat anche ai Raee”, ossia i rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche.
“Il principio dell’economia circolare, anche se ancora non sapevamo che si chiamasse così – continua Morandi – ci ha guidato quando, in anticipo sulle normative nazionali ed europee, abbiamo creato la prima filiera per la raccolta e il riciclo dei moduli fotovoltaici. E lo stesso abbiamo fatto, continuiamo e continueremo a fare, con gli pneumatici e tante altre tipologie di prodotti di nuova generazione, su cui è necessario investire in ricerca, per arrivare ai fuochi di segnalazione e pirotecnici, con la promozione del nuovo consorzio Cogepir”.
“Migliorare la raccolta significa rendere più facile e veloce il servizio offerto alle imprese e ai cittadini – dichiara Michele Zilla, direttore Generale del Consorzio – Per questo motivo abbiamo fatto accordi con grandi associazioni di categoria, permettendo a decine di migliaia di imprese di usufruire dei nostri servizi di raccolta in maniera semplificata attraverso un’apposita piattaforma web. Inoltre collaboriamo con i produttori di beni per trovare nuove soluzioni dedicate agli utenti finali. Uno dei migliori esempi è Cobat Zero Waste, un progetto che permette all’acquirente finale di attivare una garanzia sul fine vita del bene comprato e successivamente richiedere il ritiro attraverso una semplice procedura online.”
I dati parlano chiaro: nel 2017 il Consorzio ha raccolto oltre 117mila tonnellate in tutta Italia di pile e accumulatori industriali e per veicoli. Le Regioni che registrano il maggiore incremento dei quantitativi di raccolta sono Umbria (+33%), Piemonte-Val d’Aosta (+23%) e Lazio (+12); in termini assoluti, Lombardia, Veneto e Campania raggiungono i migliori risultati rispettivamente con oltre 22mila e più di 12mila tonnellate per le ultime due Regioni.
Per quanto riguarda la raccolta di pile portatili esauste le regioni più virtuose sono Lombardia, Veneto e Lazio, rispettivamente con oltre 505, 277 e 135 tonnellate, mentre per quanto riguarda la variazione percentuale rispetto al 2016 emergono su tutte Calabria (+277%), Sardegna (+253%) e Campania (+202%).
Nell’anno trascorso sono state raccolte quasi 16 mila tonnellate di RAEE grazie agli oltre 1.300 punti di raccolta in tutta Italia. Significativa la raccolta dei RAEE professionali, svolta direttamente dal Consorzio presso i clienti, passata da 161 tonnellate nel 2016 a 1.360 tonnellate nel 2017.
Anche nel 2017, Cobat ha ottenuto il formale riconoscimento da parte del Comitato per la Gestione degli presso Aci, per la gestione degli Pfu prodotti dal settore dell’autodemolizione. Il quantitativo gestito dal Consorzio ha superato le 1.800 tonnellate, corrispondente a un incremento del 10% rispetto al 2016.
Per quanto riguarda l’impatto ambientale delle attività svolte, l’indice dei km percorsi per la raccolta di ogni singola tonnellata di rifiuto gestita è, per il 2017, di oltre 1 milione e 800mila km percorsi con un risparmio di emissioni di gas inquinanti di più del 57% rispetto all’anno precedente.
Questo decremento è giustificato dal notevole miglioramento del parco automezzi della rete logistica a cui si affida il consorzio: rispetto ad appena 4 anni fa, le categorie Euro 0, Euro 1, Euro 2, Euro 3, Euro 4 hanno subito una forte diminuzione mentre è cresciuta la categoria Euro 5 ed è stata inserita la categoria Euro 6 (assente nel 2016), la quale con il suo 23% risulta essere la più presente dopo la categoria Euro 5 con il 27%.
In collaborazione con AdnKronos
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