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Uno degli aspetti caratterizzati la legge sulla revisione costituzionale è il superamento del bicameralismo perfetto. Cosa vuol dire? Oggi noi abbiamo una forma di governo che prevede due attori protagonisti: da un lato il governo, dall’altro il Parlamento composto da due Camere con le stesse funzioni e gli stessi poteri. Uno dei punti centrali del rapporto tra esecutivo e Parlamento è la fiducia: il governo, per essere legittimato a svolgere le sue funzioni, oggi deve ottenere la fiducia da entrambe le Camere.
Ciò significa che il governo deve riuscire a mantenere il rapporto fiduciario con due Camere che non sono esattamente uguali l’uno dall’altra. Il primo luogo, la Camera e il Senato hanno due sistemi elettorali autonomi e soprattutto, i cittadini chiamati a eleggerli non sono esattamente gli stessi: possono votare per la Camera dei Deputati tutti coloro che hanno compiuto 18 anni d’età, mentre per il Senato serve aver compiuto 25 anni d’età. Questa differenza di sette anni che può sembrare piccola, dal punto di vista numerico è abbastanza importante.
In secondo luogo, in Parlamento siedono persone che hanno una propria storia personale, motivo per cui, anche se avessimo due maggioranze assolutamente omogenee dal punto di vista politico, singoli parlamentari sarebbe portatori di istanze diverse e potrebbero cambiare partito, spostando la maggioranza.
Questo significa che il governo deve giocare un ruolo difficile di equilibrio e deve riuscire a fare sintesi politica con due maggioranze che possono avere grandi differenze, cosa che ha comportato molte difficoltà a perseguire un indirizzo politico coerente nel corso della legislatura.
L’idea della riforma è superare il bicameralismo perfetto e creare una forma di governo parzialmente diversa in cui il rapporto fiduciario leghi soltanto il governo con la Camera dei Deputati. Il rapporto di 1:1 dovrebbe favorire il governo, permettendogli di essere davvero la cabina di regia della sua maggioranza parlamentare.
Dall’altro lato dovrebbe valorizzare il ruolo della Camera che dà la fiducia al governo sia per la sua capacità di indirizzare l’esecutivo sia soprattutto nella capacità dell’opposizione di controllare l’operato del governo.
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