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Il nostro viaggio giunge alla fine ed è il momento di tirare le somme di questa riforma costituzionale, analizzandone i pro e i contro. Il progetto di riforma, come abbiamo visto, presenta alcune luci e alcune ombre. Tra i primi, citiamo la promessa di dare maggiore linearità ai processi decisionali pubblici a beneficio non tanto della velocità quanto di una maggiore coerenza con l’indirizzo politico perseguito dagli organi di governo. Inoltre, è sicuramente apprezzabile la correzione di quegli elementi del Titolo V introdotti dalla riforma costituzionale del 2001 che l’esperienza ha mostrato essere dei piccoli errori.
Per quanto riguarda gli aspetti problematici, in primo luogo ci sono le criticità che emergono nella composizione del nuovo Senato e i suoi poteri, che risultano essere eccessivi su alcune materie politicamente significative e allo stesso tempo non sufficientemente strutturati laddove si tratta di garantire la posizione delle autonomie territoriali.
Infine, per quanto riguarda i rapporti Stato-Regioni, se per un verso è da considerare positiva la ricollocazione in capo allo Stato di alcune competenze normative, allargando lo sguardo a livello più generale, sembra che l’impianto porti a un’eccessiva compressione delle competenze assegnate alle Regioni. La compressione, nel disegno costituzionale, dovrebbe essere compensata con l’intervento del Senato delle autonomie nel procedimento legislativo ma, per problemi relativi alla sua composizione, forse la stessa Camera non sarà in grado di garantire.
Spetta ora a ciascuno di noi operare una sintesi e stabilire se il testo vigente sia migliore o peggiore rispetto a quello che cambierebbe con l’eventuale approvazione della riforma.