L’Agenda del Governo Renzi propone non solo una riforma strutturale del mercato del lavoro, di cui costituisce espressione la Legge n. 74/2014 approvata il 16 maggio scorso, ma anche una ridefinizione organica del settore terziario. Negli anni della crisi il cosiddetto terzo settore sta assumendo all’interno dell’economia del Paese un ruolo sempre più decisivo e trainante per il rilancio dell’occupazione e per l’erogazione dei servizi. In particolare esso valorizza la persona e il capitale umano, promuove la coesione sociale, crea sinergie volte alla creazione di occupazione di posti di lavoro. Si colloca fra lo Stato e il mercato, fra l’impresa e la cooperazione e concretizza i principi affermati dalla Costituzione di solidarietà e sussidiarietà.
La sua importanza per la crescita del sistema economico italiano si evince anche da alcuni recenti dati elaborati dall’ISTAT dell’Industria, dei Servizi e delle Istituzioni dai quali si rileva che le forze impiegate in tale settore sono composte da circa 4,7 milioni di volontari, 671 mila dipendenti, 270 mila lavoratori esterni. Sono altresì presenti altre tipologie di risorse umane che prestano a vario titolo la loro attività nelle istituzioni rilevate: 19 mila lavoratori comandati/distaccati, 40 mila religiosi e 19 mila giovani del servizio civile. La categoria professionale più rappresentata, con il 27,5% dei lavoratori retribuiti, dipendenti ed esterni, è quella delle professioni tecniche.
Seguono le professioni nelle attività commerciali e nei servizi con il 24,1 % (operatori socio sanitari, assistenti socio assistenziali ecc), le professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione (17,9%).
I dirigenti e gli imprenditori rappresentano invece una quota pari al 3.5.% del totale dei lavoratori retribuiti. Altresì notevole è la componente giovanile impiegata in tale settore: infatti circa 950 mila giovani hanno meno di 29 anni (pari al 20%, di cui il 4% con meno di 18 anni).
Molti gli obiettivi racchiusi nelle Linee Guida che costituiranno il Disegno di Legge Delega e così riassumibili: valorizzazione dell’impresa sociale e incentivi e premi economici a tutti coloro che sostengono, attraverso donazioni o attività pro sociali da parte di cittadini e imprese, la responsabilità e la coesione sociale. Per il perseguimento di tali obiettivi l’intervento del Ministro si focalizza principalmente sue due aspetti.
Il primo intervento riguarda il riordino e la riscrittura della disciplina giuridica finalizzata alla creazione di un testo unico del terzo settore. Allo stato attuale abbiamo ben 8 discipline che regolano disorganicamente tale settore: volontariato, promozione sociale, cooperazione sociale, associazioni e società sportive dilettantistiche, ONLUS, e organizzazioni non governative. In particolare il Governo Renzi propone di armonizzare i già numerosi interventi legislativi propri degli anni 90 e una riscrittura del Libro I del Codice Civile con riferimento agli articoli inerenti i requisiti necessari per la costituzione degli enti, l’autonomia statutaria, il sistema di “governance ” e la semplificazione delle procedure per il riconoscimento della personalità giuridica.
Il secondo intervento riguarda invece l’estensione obbligatoria della denominazione di impresa sociale a tutte le organizzazioni che ne abbiano i requisiti e il riconoscimento giuridico alle cooperative sociali di imprese sociali di diritto. Se per quanto concerne il secondo aspetto gli sforzi del Ministro sono apprezzabili, per quanto concerne il primo aspetto, invece, si deve rilevare come l’intervento riformatore non costituisca alcuna novità. Infatti è bene ricordare che, una riorganizzazione in tale senso era già stata proposta nel 2011 dall’ex Ministro della Giustizia Alfano e dall’ex Ministro del Lavoro e delle Politiche sociale Maurizio Sacconi.
Nel 2011 veniva anche approvato dal Consiglio dei Ministri un disegno di Legge che delegava il Governo a riformare il Titolo II del Libro I del Codice Civile in materia di disciplina delle fondazioni, associazioni e comitati in attuazione del principio di sussidiarietà di cui all’art 118 comma 4 della Costituzione. Disegno di Legge che non venne mai approvato dal Parlamento.
Esattamente tre anni dopo il Governo Renzi ritorna sul tema auspicando addirittura la creazione di un apposito corpus normativo da far confluire in un Testo Unico. Ebbene, al momento possiamo solo apprezzare lo sforzo del Governo, perché nulla di definitivo ancora c’è. La presentazione del testo definitivo prevista per il giorno 24 giugno 2014 non è stato ancora vagliato al tavolo dei Consiglio dei Ministri. Una volta approvato dal Consiglio dei Ministri, passerà poi alle Camere per l’approvazione.
Non rimane che attendere!
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