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L’ultimo aspetto della riforma della Costituzione che tratteremo insieme riguarda le garanzie costituzionali. Si tratta di un tema che la riforma non affronta in modo significativo, cosa che di per sé è già una piccola criticità. Il bicameralismo perfetto, con i suoi tempi e modalità, è una prima garanzia per i cittadini e delle minoranze in genere. Tuttavia c’è una parziale modifica della composizione della Corte Costituzionale. Il testo attualmente vigente prevede che la Corte sia composta da 15 giudici, cinque nominati dal Presidente della Repubblica, cinque dagli organi supremi della magistratura e cinque eletti dal Parlamento in seduta comune con quorum pari ai 3/5. La riforma interviene proprio su questo, dicendo che di questi tre siano eletti dalla Camera dei Deputati e due dal Senato.
Il problema è che, fino a oggi, i cinque giudici venivano eletti in seduta comune tendenzialmente a coppia, cioè un giudice appartenente all’area politica della maggioranza e uno a quella politico-cultura dell’opposizione. Eleggendone tre la Camera dei Deputati e due il Senato delle autonomie, questa elezione abbinata probabilmente verrà meno e si corre il rischio di avere, in ogni legislatura, giudici espressione della sola maggioranza di governo.