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Approvata la riforma della scuola alla Camera. Il ddl ha ricevuto 316 votazioni a favore, 137 no e un astenuto. A favore hanno votato PD, Area Popolare, Scelta Civica, Centro Democratico, PSI e le minoranze linguistiche. Contrari sono stati il Movimento 5 Stelle, Forza Italia, Lega, SEL, FDI-AN, Alternativa Libera. Intanto i sindacati hanno proclamato il blocco degli scrutini, anche se hanno specificato che gli esami finali del percorso scolastico si svolgeranno regolarmente, come le abilitazioni professionali. L’autorità di garanzia si riserva di decidere sulle proclamazioni dello sciopero, per evitare violazioni delle normative.
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Il Premier Matteo Renzi ha ripetuto che agli insegnanti più bravi devono andare più soldi e ha fatto notare che non vuole un preside burocrate, ma persone che si prendano qualche responsabilità in più anche nella scelta di individuare gli insegnanti più adatti alle scuole. Il ministro Giannini ha annunciato su Twitter che con l’articolo 26 del ddl il settore della scuola pubblica riceverà 3 miliardi di risorse.
Secondo Renzi, che ha parlato dell’argomento a Radio Anch’io, non sarebbe possibile fare subito le assunzioni stralciandole dal ddl scuola. Il Premier è deciso sul fatto che l’Italia non può più perdere tempo. Ha ribadito che saranno assunti i precari delle graduatorie ad esaurimento e ha chiarito che si pensa ad un concorso per coloro che hanno conseguito l’abilitazione attraverso i corsi. In tutto nei prossimi anni saranno assunte 160.000 persone, 100.000 quest’anno e 60.000 con il concorso previsto per il prossimo anno.
I Cobas indicono due giorni di blocco degli scrutini
I Cobas hanno indetto due giorni di blocco degli scrutini e di tutte le attività scolastiche. Stop per due giorni consecutivi successivi alla fine delle lezioni con l’auspicio che l’azione di lotta riceva l’adesione anche degli altri sindacati del settore. In programmato per il 7 giugno c’è pure una manifestazione nazionale contro la ‘Buona Scuola’ del governo. Le due giornate di blocco delle attività variano da regione a regione a seconda del termine delle lezioni.
Tutto questo accade dopo che è stato dato il primo sì alla Camera alla riforma della scuola e in qualche modo è questa la risposta dei Cobas “alle minacce di precettazione” dell’Autorità di garanzia degli scioperi. Se veramente si arrivasse ad un’ipotesi del genere, secondo ciò che hanno riferito le autorità, scatterebbe obbligatoriamente la precettazione. Roberto Alesse, presidente dell’autorità di garanzia per gli scioperi, ha detto che il blocco degli scrutini è illegittimo e dannoso.
Il ministro: ‘E’ una svolta culturale importante’
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L’avvio della discussione alla Camera sul ddl è stato annunciato dallo stesso ministro Stefania Giannini con un tweet, attraverso il quale ha comunicato che a Montecitorio si apre la discussione generale, su questo testo che al centro mette l’autonomia e vuole investire 3 miliardi sull’istruzione.
Il ministro ha dichiarato: “Questa è una svolta culturale importante per il nostro Paese perché non solo si rimette al centro l’autonomia scolastica, non solo si danno strumenti reali alla scuola per poter far sì che l’autonomia decolli ma soprattutto si immagina di traghettare la scuola dal secolo scorso a questo secolo”. Varie le reazioni, anche perché la sinistra del PD ha presentato molti emendamenti, alcuni dei quali riguardano in particolare i precari e i superpoteri del preside, che vorrebbero siano ridotti.
Molte critiche sono arrivate anche da parte degli esponenti della Lega Nord, che hanno parlato di “promesse tradite, a partire dalle assunzioni, che saranno parziali e discriminatorie”. Lo ha affermato il deputato leghista Roberto Simonetti.
Difficilmente comunque dall’aula di Montecitorio arriveranno delle trasformazioni radicali al ddl sulla Buona Scuola, soprattutto su alcuni nodi, come la situazione dei precari e l’accentramento dei poteri nelle mani dei dirigenti. Ci potrebbero essere degli altri interventi in commissione al Senato.
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