Secondo il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, sarebbe necessario introdurre elementi di flessibilità per quanto riguarda l’età pensionabile. Tutto ciò sarebbe importante per evitare che si formino dei gruppi di lavoratori anziani espulsi dalle aziende, ma che sono ancora lontani dal raggiungimento della pensione. La questione è complessa, anche perché questi lavoratori, una volta venuto meno il sussidio di disoccupazione, resterebbero senza reddito. Per loro non si può parlare di veri e propri esodati, perché questo gruppo comprenderebbe i lavoratori che, usciti dal lavoro anticipatamente prima del 2012, sono rimasti bloccati dalla riforma Fornero.
Secondo Poletti, la flessibilità potrebbe essere l’elemento di svolta, che converrebbe anche alle imprese. L’idea è quella di introdurre un mini-anticipo. Si tratterebbe della possibilità di garantire ai lavoratori in attesa di pensione l’opportunità di contare su una risorsa economica assolutamente da non sottovalutare.
La flessibilità e il mini-anticipo
Il mini-anticipo sarebbe previsto già da una vecchia proposta che rientrava nell’ambito del Governo Letta: chi si trova a 2 o 3 anni dalla pensione e resta senza lavoro ha la possibilità di chiedere un anticipo di 600-700 euro al mese, che poi restituirà a rate quando scatterà l’assegno pieno. Maurizio Sacconi, presidente della commissione lavoro del Senato, ha avanzato due proposte: incentivare l’azienda a integrare i contributi previdenziali del lavoratore e rendere molto più conveniente il riscatto della laurea.
Tutto ciò potrebbe aumentare il risparmio previdenziale e avrebbe l’effetto di stimolare il lavoratore ad accrescere il suo bagaglio contributivo. In questo modo si rimedierebbe anche alle conseguenze avute dalla riforma Fornero, che ha reso piuttosto rigida l’età di pensionamento. In ogni caso non sembrano esserci tempi stretti, perché sull’argomento il Governo tende a prendere tempo e afferma che tutto sarà discusso con la prossima legge di stabilità.
Nel frattempo rimane irrisolta la questione degli esodati, perché, se attraverso vari decreti dal 2012 ad oggi sono state salvaguardate 170.000 persone, è pur vero che si dovrebbe ampliare il numero dei lavoratori che potrebbero beneficiare di un trattamento di salvaguardia. Sacconi a questo proposito ha incaricato un’apposita commissione per il censimento di altri esodati.