Continuano le polemiche tra governo e magistratura rispetto alla riforma di giustizia. Mentre il governo difende a spada tratta la misura, la magistratura esprime delle perplessità.
I principali nodi del dibattito sono il reato di concorso esterno in associazione mafiosa e la questione della separazione del pubblico ministero dal giudice. A proposito di quest’ultima, Giuseppe Santalucia, presidente dell’Associazione nazionale dei magistrati ha affermato:
“A quel punto, una volta che abbiamo separato, il pm si controllerà da solo o sarà controllato da chi?”.
Continuano le polemiche tra governo e magistratura riguardo la riforma di giustizia. Tra gli elementi più discussi vi sono la questione della separazione tra pubblico ministro e giudice e quella del reato di concorso esterno in associazione mafiosa.
In particolare, il presidente dell’Associazione nazionale dei magistrati, Giuseppe Santalucia, ha spiegato, durante la trasmissione di La7 Coffee Break, che riguardo la volontà di separare il pm dal giudice, potrebbe nascere un serio problema. Ossia, il pm sarebbe portato al di fuori della giurisdizione e in questo modo non potrebbe essere controllato da nessuno se non da sé stesso.
Intanto il ministro della Difesa Guido Crosetto ha scritto in un post Twitter:
“Il ministro Nordio ha tutta la mia solidarietà perché si trova stretto nella morsa tra chi vuole mantenere il potere di utilizzare la giustizia come uno strumento di lotta politica e chi ha paura di sfidare l’ingiustizia facendo una scelta giusta”.
Riguardo al reato di concorso esterno in associazione mafiosa, Andrea Delmastro, sottosegretario Fdl alla Giustizia ha affermato che non è volontà di questo governo abolire il reato, ma piuttosto quella di tipizzarlo.
“Meloni ha tratto fonte di ispirazione da Falcone e Borsellino. Nessuno strumento della lotta alla mafia sarà indebolito da questo governo. Figuriamoci se vogliamo smantellarli”.
Ha affermato Delmastro.
La riforma della giustizia ha diversi punti salienti che sono stati oggetto di dibattito in questo periodo.
Tra questi vi è sicuramente l’abrogazione dell’abuso d’ufficio, la quale ha visto l’opposizione dell’Associazione nazionale dei magistrati. Questo perché l’Anm vede il riconoscimento di tale reato un elemento essenziale per controllare l’operato della pubblica amministrazione.
Va nominata anche la questione della separazione delle carriere, la quale obbliga i magistrati a decidere all’inizio se svolgere il ruolo di giudicanti o di requirenti. Infine, il ministro Carlo Nordio ha anche deciso di rimodulare il reato di concorso esterno in associazione mafiosa.
Il ministro ritiene che non esiste come reato e che si tratta solo di una creazione giurisprudenziale.
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