Prosegue il confronto sulla riforma della Pubblica Amministrazione e in particolare sui dirigenti pubblici. Il progetto continua il suo percorso in Parlamento e in particolare suscita varie polemiche l’articolo 10 del provvedimento, proprio quello che riguarda la dirigenza statale. A breve dovrebbe farsi sentire il via libera definitivo della commissione affari costituzionali del Senato, ma ancora i parlamentari sono presi dal punto che vuole fissare dei limiti ben precisi soprattutto agli stipendi dei dirigenti.
In teoria la legge stabilisce che i dirigenti pubblici non possono guadagnare più di 240.000 euro. Nonostante questo, i decreti attuativi dovranno indicare nuovi tetti, per i quali è corretto ipotizzare delle soglie più basse rispetto ai 240.000 euro, che tengano conto anche della tipologia di incarico affidato. Tutto ciò è necessario per reperire delle risorse economiche per il Paese.
Gli stipendi
Per quanto riguarda gli stipendi, emergono delle linee guida di quello che potrebbe essere un provvedimento definitivo. Accanto al tetto dei 240.000 euro massimi, qualche tempo fa erano spuntate delle fasce, per stabilire lo stipendio dei dirigenti di rango meno elevato. Si parlava di un tetto di 185.000 euro per quelli di prima fascia e di circa 110.000 euro per tutti gli altri.
Questo progetto non era andato in porto, ma adesso sono saltati fuori altri punti molto spinosi, che si inseriscono nella più complessa riforma della Pubblica Amministrazione. E’ chiaro che anche in questo ambito saranno decisi gli stipendi da attribuire ai dirigenti.
Si è parlato anche di una retribuzione dei dirigenti collegata al merito, in modo che per ottenere e mantenere un incarico bisognerà dare dei risultati. Chi non darà questi risultati percepirà soltanto la parte fissa dello stipendio e, dopo 3 o 5 anni, potrà essere licenziato.
L’accesso alla dirigenza pubblica
Secondo l’articolo 10 del provvedimento legislativo sulla Pubblica Amministrazione, per accedere alla dirigenza pubblica esistono soltanto due modi: il corso-concorso e il concorso pubblico. Nel primo caso si entrerà come funzionari e poi, dopo 4 anni di esperienza e dopo un esame, si potrà diventare dirigenti. Chi entra per concorso sarà assunto a tempo determinato. Dopo 3 anni potrà sostenere un esame per essere stabilizzato. E’ previsto un ruolo unico per tutti i dirigenti, da quelli dei Ministeri a quelli dell’Inps, da quelli del Fisco a quelli dell’Istat.