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Proporzionale, maggioritario, collegio uninominali, liste bloccate: tutti termini che si rincorrono sui media quando si parla di riforma elettorale. Per evitare di incappare in errori e problemi, bisogna conoscere le parole con cui la politica lavora ogni giorno, specie quando si tratta della legge elettorale, lo strumento con cui gli italiani decidono chi deve governare il Paese. Dopo l’incontro tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi tra polemiche e veleni, sembra prendere corpo la riforma elettorale tanto attesa. Vediamo quali sono i termini chiave di questa riforma e quelli che aiutano a capire il sistema elettorale.
Il segretario del PD ha tirato le somme e proporrà al partito un doppio turno con la possibilità di ballottaggio tra le due coalizioni che hanno ottenuto più voti, nel caso in cui nessuna abbia superato il 35%, soglia stabilita per avere accesso al premio di maggioranza del 15%. Rimangono le mini liste bloccate a sei candidati per circoscrizione e gli sbarramenti al 5% per i partiti in coalizione e all’8% per chi corre da solo. Per cercare di capire cosa significhi tutto questo a livello pratico, ecco una guida ai termini più importanti di ogni legge elettorale.
Circoscrizione elettorale
La circoscrizione elettorale è la base di ogni elezione per le assemblee rappresentative come sono le Camere del Parlamento. Con il termine si indicano le zone in cui uno Stato viene diviso per eleggere i propri rappresentanti. In Italia, al momento l’elezione della Camera prevede 27 circoscrizioni, dividendo le Regioni più grandi in più zone: Piemonte in 2, Lombardia in 3, Veneto in 2, Lazio in 2, Campania in 2, Sicilia in 2. Per la circoscrizione Estero ci sono 4 ripartizioni: Europa, America Meridionale, America Settentrionale e Centrale, Africa-Asia-Oceania e Antartide. Le circoscrizioni per l’elezione in Senato al momento coincidono con le Regioni e sono 20. Anche qui c’è la suddivisione per la circoscrizione Estero. Per le elezioni europee, l’Italia è divisa in cinque circoscrizioni: Nord Occidentale (Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia); Nord Orientale (Veneto, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna); Centrale (Toscana, Umbria, Marche, Lazio); Meridionale (Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria); Insulare (Sardegna e Sicilia).
Collegio uninominale e plurinominale
Il collegio è dunque la porzione del territorio chiamata a eleggere i suoi rappresentanti. Il collegio uninominale si definisce così perché a ogni collegio viene assegnato un seggio (e quindi un eletto); viene usato solo nei sistemi maggioritari. Il collegio plurinominale è invece il sistema che prevede per ogni collegio due o più rappresentanti, scelti in base proporzionale ai voti ottenuti dalle liste.
Liste elettorali
Le liste elettorali sono gli elenchi dei candidati che si presentano alle elezioni. Con liste bloccate si intendono gli elenchi che non permettono di votare il singolo candidato (voto di preferenza), portando all’elezione solo dei primi presenti nella lista. Nei sistemi maggioritari, si eleggono tutti i candidati della lista che ottiene più voti; nei sistemi proporzionali il numero degli eletti viene stabilito in base al numero dei voti ottenuti.
Sistema proporzionale
Il sistema proporzionale prevede l’assegnazione dei seggi in proporzione al numero dei voti avuti. In questo modo, le diverse realtà politiche che si presentano alle elezioni si vedono assegnare i seggi in base alle percentuali raggiunte: per semplificare, chi ottiene il 20% dei voti ha diritto al 20% dei seggi.
Per stabilire la proporzione, si applica il quoziente elettorale, cioè il numero di voti con cui può ottenere un seggio. Il dato si ottiene usando diverse metodologie: dividendo il numero dei voti validi espressi nella circoscrizione e il numero dei seggi da assegnare (quoziente Hare o Naturale); dividendo i voti validi per i seggi da assegnare nella circoscrizione +2 (quoziente Imperiale); dividendo i voti validi e i seggi da assegnare + 3 (quoziente +3); dividendo i voti validi per i seggi da assegnare più 1, aggiungendo al totale ottenuto +1 (quoziente Droop).
Il proporzionale è il sistema che permette una più variegata rappresentazione istituzionale dei partiti e delle scelte dell’elettorato, ma spesso produce una frammentazione difficile da gestire nella costruzione di maggioranza di governo.
Sistema maggioritario
Il sistema maggioritario prevede l’assegnazione dei seggi relativamente alla maggioranza ottenuta. Ci sono diversi sistemi elettorali che passano dal calcolo della maggioranza che può essere assoluta (50% + 1) o relativa. Il sistema maggioritario uninominale è quello in cui ogni circoscrizione ha un solo seggio: per averlo bisogna aver avuto la maggioranza assoluta o relativa a seconda della legge elettorale in uso.
Nel primo caso, il candidato deve aver ottenuto il 50%+1 dei voti: se ciò non accade, si passa a un secondo turno che può essere tra i due candidati che hanno avuto più voti (ballottaggio) o tra chi ha superato una data percentuale (doppio turno alla francese). Il maggioritario è un sistema che tutela soprattutto i partiti a maggior rappresentanza, che sono i più votati.
Soglia di sbarramento
La soglia di sbarramento è la percentuale minima che si deve ottenere per ottenere un seggio. Si differenzia dal quoziente elettorale perché viene stabilito per legge (soglia di sbarramento esplicita). Si hanno diverse soglie di sbarramento a seconda di come si concorre alle elezioni, se con singolo partito o in coalizione.
Abolito il Porcellum, la soglia di sbarramento prevista dal Mattarellum alla Camera è del 4% per i singoli partiti non in coalizione, 2% per quelli che si presentano in coalizione, 10% per le coalizioni. Al Senato le soglie sono rispettivamente dell’8%, del 3% e del 20%.
Doppio turno
Il doppio turno è il sistema elettorale che prevede due turni di votazioni per l’assegnazione dei seggi. Si hanno due votazioni nei sistemi uninominali a doppio turno quando nessun candidato ha raggiunto la maggioranza assoluta o relativa. Il doppio turno si divide in ballottaggio, quando la seconda votazione vede in corsa solo i due candidati che hanno preso il maggior numero di voti (come avviene per l’elezione dei sindaci in Italia nei comuni sopra i 15mila abitanti). Il doppio turno alla francese è il sistema usato in Francia e prevede che al secondo turno partecipino i candidati che hanno raggiunto una determinata soglia percentuale, pari al 12,5% degli aventi diritto al voto.
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