Dopo l’approvazione “coatta” della riforma pensioni, l’opposizione si è mossa con l’obiettivo di far cadere il governo Macron.
Non trova pace il dibattito sulla riforma pensioni in Francia, che prevede l’estensione dell’età pensionabile da 62 a 64 anni. Dopo le numerose proteste, molti parlamentari dell’opposizione si sono uniti presentando all’Assemblea Nazionale una mozione di censura trasversale. Se approvata, questa iniziativa rischierebbe di rovesciare il governo guidato dal primo ministro Elisabeth Borne.
Una mozione di censura per la riforma delle pensioni
Quella della riforma pensioni è una vera e propria battaglia parlamentare che infiamma il dibattito politico francese ormai da settimane. Al culmine della contestazione, diversi esponenti dell’opposizione hanno presentato una mozione di censura che potrebbe far cadere il governo.
Si tratta tuttavia di un’eventualità possibile, ma improbabile, in quanto per essere approvata la mozione dovrebbe ricevere la maggioranza assoluta, requisito al momento complicato da soddisfare.
È stato il gruppo indipendente Liot, il quale unisce al suo interno ex macronisti e centristi, a prendere l’iniziativa per la mozione. Quest’ultima porta le firme di 91 parlamentari appartenenti a 5 gruppi di opposizione diversi. Tra questi, i gruppi che hanno fornito più adesioni sono quelli di NUPES, una coalizione di sinistra.
Non è invece presente nessuna firma dei deputati di Les Républicains, gruppo all’interno del quale la riforma ha creato spaccature interne. Questa non è l’unica mozione presentata contro la riforma pensioni. Nel pomeriggio di oggi, anche il gruppo di estrema destra Rassemblement National ha depositato una mozione di sfiducia.
Comunque, è proprio la mozione promossa da LIOT quella da temere maggiormente, in quanto ha più probabilità di successo. Essendo questo gruppo parlamentare poco profilato, infatti, le opposizioni si sono già dichiarate propense a firmare questo testo.
In cerca di ancora 30 voti
Come già detto, le possibilità che la mozione di censura trasversale vada in porto sono minime. Perché il governo cada, infatti, servono almeno 287 voti favorevoli. Tuttavia, LIOT, RN e sinistra arrivano insieme solo a 257 voti.
Servirebbe quindi ottenere almeno altri 30 voti a favore, principalmente dei repubblicani, ma è improbabile che questi ultimi votino per far cadere il Governo. Questo perché se ciò accadesse, il presidente Macron potrebbe sciogliere l’Assemblea Nazionale e indire nuove elezioni.
Un’eventualità che tuttavia non alletta la maggioranza dei repubblicani, che non metterebbero nuovamente il loro mandato nelle mani degli elettori, specialmente in un periodo politicamente turbolento come quello delle ultime settimane.
Cosa ha portato a questa situazione: l’articolo 49:3
A infiammare i gruppi politici e portare alla minaccia, poi attuata, delle mozioni di sfiducia, è stata la scelta del presidente Macron di convocare un Consiglio dei ministri per chiedere alla premier Borne di usare l’articolo 49:3 della Costituzione francese.
L’articolo consente al Governo di approvare una legge senza farla passare dalla Camera, bypassandone il voto. Successivamente, la legge può essere approvata ufficialmente, ammesso che non vengano presentate mozioni di sfiducia contro l’Esecutivo.
Macron ha scelto di avvalersi di questa facoltà dopo il voto al Senato della riforma pensioni, che ha ottenuto l’ok con 193 voti a favore e 114 contro. Lo step successivo sarebbe dovuto essere il passaggio in Assemblea nazionale, ma i numeri erano incerti e il Presidente ha così deciso di usare questa scorciatoia legittima, approvando “di forza” la riforma delle pensioni.