Il governo di Giorgia Meloni pensa di rinviare eventuali modifiche alle pensioni italiane, per il momento è concentrato su altre tematiche. Si ipotizza la proroga di un anno di Quota 103.
Tra le tante proposte avanzate al governo c’è Quota 41 che è stata proposta dalla Lega ma che costerebbe circa 9 miliardi di euro.
Sono molte le tematiche che il governo Meloni si trova a dover affrontare in queste settimane, tra di loro c’è anche la possibile riforma pensionistica italiana.
Al momento però sembra proprio che il governo voglia concentrarsi su altre questioni più urgenti e sia perciò intenzionato a prorogare di un anno Quota 103.
Quota 103 è stata introdotta con il governo Draghi e permette il pensionamento agli italiani con 41 anni di contributi maturati e 62 anni di età.
Per il momento la Premier Giorgia Meloni tra le sue priorità ha inserito la riforma del Fisco che sarà presente nella prossima manovra, l’intenzione è quella di concentrarsi sul taglio delle tasse.
Secondo molti affrontare ora il tema pensioni in Italia è molto rischioso, in questo periodo infatti si rischierebbe non solo di irritare le istituzioni europee ma di farlo nel momento in cui la Bce si trova a un passo dall’interrompere l’acquisto di Titoli di Stato.
Nei prossimi giorni inoltre si discuterà a Bruxelles del Patto di stabilità che va a toccare tutte le spese correnti comprese anche quelle pensionistiche.
Al momento tra le riforme pensionistiche oltre a Quota 103, c’è Quota 41 presentata dalla Lega ma che costerebbe all’Italia circa 9 miliardi di euro. Si ipotizza che questa misura potrà essere attuata soltanto nel 2025.
Per quella data il Governo dovrebbe essere riuscito a trovare un meccanismo che gli permetta di attuare uscite anticipate dal lavoro che sono alternative alla legge Fornero.
Quota 41 si basa su una riforma pensionistica generale e che va a toccare ogni settore, con essa sarà possibile andare in pensione con 41 anni di contributi effettivi. Come abbiamo detto però per attuarla sono necessari circa 9 miliardi di euro.
Al giorno d’oggi però ci sono alcune categorie di lavoratori per cui Quota 41 è già richiedibile.
Ad esempio può essere scelta dai lavoratori precoci, cioè coloro che hanno iniziato un’attività lavorativa prima dei 19 anni. E può anche essere richiesta da chi è addetto a mansioni gravose.
Per il prossimo anno in Italia non sono previsti grandi cambiamenti. Per chi sceglierà di aderire a Quota 103, il governo Meloni ha predisposto un tetto massimo dell’assegno pensionistico che non dovrà superare il quintuplo del valore dell’assegno minimo.
Sarà un valore che dovrà essere rispettato fino all’arrivo dei requisiti per la pensione di vecchiaia che si raggiunge a 67 anni e con almeno 20 anni di contributi versati regolarmente.
Per chi perciò sceglierà di seguire questa strada non avrà nessuna penalizzazione, ma avrà solo un tetto massimo riconosciuto che vedrà applicato il sistema retributivo sulle anzianità acquisiti fino al 31 dicembre 1995 e il sistema contributivo che sarà calcolato sui contributi versati al 01 gennaio 1996.
Attualmente le pensioni ammontano a 525 euro ma nel 2023 arriveranno a 574, ciò vuol dire che chi va in pensione prima dei 67 anni di età non potrà ricevere un assegno di pensione che sia superiore a 2870 euro. Se invece il tetto minimo sarà del 2022 allora il massimo sarà a 2625 euro.
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