Il governo è al lavoro per mettere a punto la prossima Legge di Bilancio, che potrebbe assegnare oltre 1,5 miliardi di euro agli interventi pensionistici, prima di attuare una riforma strutturale.
Tra le misure che l’esecutivo starebbe valutando prima dell’incontro con le forze sindacali ci sarebbero le seguenti: Quota 41 per tutti proposta dalla Lega e il rafforzamento degli strumenti per favorire l’uscita anticipata dei lavoratori fragili e delle donne lavoratrici. È certo che l’esecutivo nella prossima Legge di Bilancio non inserirà una vera e propria riforma pensionistica. Le priorità sono ben altre, tra cui: il taglio del cuneo fiscale, la detassazione e l’introduzione di interessanti misure volte a sostenere la natalità e la genitorialità. Per mettere a punto una riforma previdenziale ad hoc che abbia validità nel medio-lungo termine, è necessario introdurre misure che contrastino il calo delle nascite. Scopriamo in questa guida quali sono le ipotesi allo studio che potrebbero essere introdotte nella prossima Manovra di Bilancio.
Pensioni, nessuna riforma strutturale nella prossima Manovra
Alla fine di settembre è attesa la Nota di aggiornamento al Def, che svelerà il plafond di risorse finanziarie da destinare a ciascun intervento da inserire nella prossima Manovra. Per il capitolo sulle pensioni, l’esecutivo potrebbe destinare un plafond di 1,5 miliardi di euro. Ben ci fa comprendere che nella prossima Finanziaria non sarà inserita una vera e propria riforma strutturale che consenta di superare gli svantaggi introdotti con la Riforma Fornero. È necessario intervenire puntando a invertire il calo della natalità per mettere a punto una vera e propria riforma previdenziale che abbia effetti nel medio-lungo termine. Un intervento corposo e davvero strutturale sul fronte del welfare italiano potrebbe essere atteso a partire dal 2025.
Pensioni, le ipotesi allo studio del governo
Al momento non si hanno certezze, ma in vista dei prossimi incontri con i sindacati fissati il 5 ed il 18 settembre, spuntano delle ipotesi. Le attuali coperture finanziarie fanno ipotizzare che l’esecutivo punti al rafforzamento di strumenti pensionistici che già oggi sono operativi. Stiamo parlando degli strumenti previdenziali dedicati a determinate categorie: donne lavoratrici e lavoratori fragili. Nel corso dell’anno 2024 è stata prorogata la misura Ape Social, che è stata estesa ad una platea più ampia. Oggi l’Ape è indirizzata agli invalidi civili al 74%, ai dipendenti negli ultimi sette anni hanno espletato mansioni gravose e ai disoccupati. Con la prossima Manovra l’Ape Social potrebbe essere estesa a tutti i professionisti che espletano attività gravose e usuranti.
Un’altra ipotesi che potrebbe essere confermata nella prossima Legge di Bilancio sarebbe la proroga di Quota 103, misura che consentirebbe di andare in pensione con un’anzianità contributiva pari a 41 anni e con almeno 62 anni d’età. Questa misura costerebbe appena quattro miliardi di euro e potrebbe incidere sul Pil per 8,4 punti percentuali.
La misura Opzione Donna potrebbe consentire alle donne lavoratrici di andare in pensione a partire dal compimento del 60esimo compleanno, senza alcuna distinzione tra donne con e senza i figli.