[didascalia fornitore=”ansa”]Rinoceronte bianco settentrionale[/didascalia]
Il mondo intero piange la scomparsa dell’ultimo esemplare di rinoceronte bianco settentrionale: si chiamava Sudan e viveva ormai come ‘sorvegliato speciale’ nella riserva di Ol Pejeta Conservancy in Kenya. Questa sottospecie del rinoceronte bianco è purtroppo a rischio estinzione da diversi decenni: negli anni Settanta e Ottanta i rinoceronti bianchi settentrionali sono stati letteralmente sterminati dai bracconieri. Gli studiosi hanno tentato l’impossibile perché quest’ultimo esemplare si accoppiasse ancora una volta, per conservare la specie ma tutto è stato inutile. Il rinoceronte bianco è un animale di enormi dimensioni che originariamente viveva nella savana. Attualmente esistono soltanto due femmine che vivono nella riserva di Ol Pejeta Conservancy. Facciamo un passo indietro e scopriamo la storia, la natura del rinoceronte bianco settentrionale e vediamo anche quali tecniche, forse, sapranno salvarlo dall’estinzione.
L’ultimo rinoceronte bianco settentrionale maschio rimasto sulla terra, come accennato in apertura, è morto all’età di 45 anni. Con la scomparsa di Sudan, rimangono soltanto due esemplari femmine di questa specie: la sorella di Sudan, Najin, e la figlia di quest’ultima, Fatu. L’ultimo esemplare maschio è stato soppresso, poiché il team di veterinari che lo aveva in cura ha ritenuto che le condizioni cliniche dell’animale si fossero aggravate notevolmente. Per lui non c’era più nulla da fare. Oggi il rinoceronte bianco settentrionale è una specie a rischio estinzione? Secondo quanto dichiarato da una portavoce della riserva, Elodie Sampere, c’è ancora una speranza perché ciò non avvenga: sono stati infatti conservati dei campioni di sperma di alcuni maschi deceduti, affinché si possa ridare vita alla specie con la fecondazione artificiale.
Quali sono le principali caratteristiche del rinoceronte bianco settentrionale? Innanzitutto è una delle due sottospecie di rinoceronte bianco e appartiene alla famiglia dei Rinocerontidi. Originariamente il rinoceronte bianco settentrionale viveva nelle praterie di erba alta e nella savana: si trovava in Uganda, Ciad, Sudan, parte della Repubblica Centrafricana e Repubblica Democratica del Congo. Tra il 1970 e il 1980, questa sottospecie venne quasi completamente sterminata per motivi economici: ci fu il boom della domanda di corni per la medicina tradizionale cinese e per i manici dei pugnali in Yemen. Il numero degli esemplari si ridusse tragicamente da 500 a soli 15 esemplari. Nel 2005 l’ultima popolazione selvatica sopravvissuta di rinoceronte bianco settentrionale viveva all’interno del Parco nazionale di Garamba, nella Repubblica Democratica del Congo. Un’area fortemente a rischio per le continue guerre civili interne al Paese. Successivamente, da una ricerca effettuata sotto la direzione dell’African Parks Foundation e dell’African Rhino Specialist Group (ARSG) emerse che nel Congo erano rimasti soltanto 4 esemplari. Il tentativo di salvarli fallì rovinosamente, perché nelle fasi di trasferimento gli animali vennero uccisi dai bracconieri. Nel 2008 venne rivelato che in natura la specie poteva essere già estinta.
Il rischio di estinzione per il rinoceronte bianco settentrionale è quasi una certezza, tuttavia esiste ancora un’opportunità: come spiegato in precedenza, grazie allo sperma conservato di diversi rinoceronti bianchi deceduti potrebbe essere possibile la fecondazione artificiale su una delle due femmine attualmente ancora in vita e custodite a Ol Pejeta. La tecnica prevede il prelievo degli ovuli dalle due femmine di rinoceronte bianco sopravvissute, la fecondazione in vitro con lo sperma congelato e il successivo impianto degli ovuli fecondati in femmine di rinoceronte bianco meridionale, che avrebbero il ruolo di madri surrogate.
Qualcuno ha ventilato l’ipotesi della clonazione del rinoceronte bianco settentrionale, ma è realmente un’ipotesi possibile? Già due anni fa, quando tutti i tentativi di far accoppiare Sudan naturalmente erano falliti, un gruppo di scienziati temerari e tenaci si era riunito a Vienna per discutere di come dare ancora una chance a questa specie animale. ‘Possiamo recuperare gli ovociti dalle due femmine rimaste in vita e fecondarli con degli spermatozoi che avevamo congelato in precedenza, oppure prendere delle cellule adulte, riportarle allo stadio di staminali e poi trasformarle in cellule uovo o spermatozoi’, aveva spiegato il Dott.Cesare Galli, intervenuto alla tavola rotonda proprio per la sua esperienza nella fecondazione assistita sugli animali. E’ famoso per aver clonato il primo toro (Galileo) e la prima cavalla (Prometea). Sempre in quell’occasione aveva anche dichiarato: ‘Se la fecondazione assistita nei rinoceronti si dimostrasse troppo difficile potremmo usare una cavalla come madre surrogata. I due animali hanno processi di formazione dell’embrione e della placenta piuttosto simili, anche se la gestazione è di 11 mesi nel caso dei cavalli e 16 in quello dei rinoceronti’. La clonazione veniva considerata e pare lo sia tuttora, ‘l’ultima spiaggia’: la tecnica consisterebbe nell’inserimento del Dna di un unico esemplare di rinoceronte bianco del nord nell’ovulo di un rinoceronte bianco del sud.
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