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Categories: Sport

Rio 2016, gli insulti dei giornalisti (e del web) alle atlete

Dalle azzurre “cicciottelle” alla ginnasta messicana paragonata a Peppa Pig. Le Olimpiadi di Rio 2016 si stanno trasformando in una polemica continua che ha per oggetto il corpo delle atlete più che i loro risultati. È come se all’improvviso giornalisti e utenti abbiano dimenticato cos’è lo sport e, in particolare, cosa significano i Giochi per chi è atleta professionista. Questa edizione sta anche dimostrando la doppia valenza dei social network, protagonisti nel bene e nel male. Twitter & company sono la cassa di risonanza mediatica del sentire comune, un enorme bar sport che permette a tutti di dire la propria, che sia un commento sessista o il proprio dissenso davanti a errori grossolani di chi scrive per mestiere. Sulla graticola però non sono finiti solo i giornalisti ma anche gli utenti che hanno dato sfogo agli istinti peggiori: ecco una breve carrellata degli insulti made in Rio 2016.

Il più noto è sicuramente il titolo che il Resto del Carlino ha dedicato alle azzurre del tiro con l’arco: Guendalina Sartori, Claudia Mandia e Lucilla Boari hanno sfiorato uno storico bronzo nella finalina persa contro Taipei per 5-3 e il quotidiano bolognese apre con un “trio delle cicciottelle” che ha dell’incredibile. Il web si scatena, da Twitter le polemiche arrivano fino all’editore Andrea Riffeser Monti che, il giorno dopo, licenzia il direttore di QS, Giuseppe Tassi. La morale, se vogliamo proprio cercarla in una vicenda davvero deprimente (per il giornalismo italiano e non solo) è che i social hanno mostrato che qualche volta il pubblico è meglio di quanto si creda e che il sessismo non sempre paga.

A essere prese di mira sono soprattutto le atlete in quanto donne e non solo in Italia. Quando la statunitense Corey Cogdell-Unrein vince la medaglia di bronzo nel trap, la seconda medaglia olimpica in tre edizioni, il Chicago Tribune lancia la notizia su Twitter così: “La moglie del difensore dei Bears vince il bronzo olimpico“. Un’atleta che ha appena vinto un titolo olimpico diventa la “moglie” di qualcuno (la Cogdell è sposata con il giocatore di football Mitchell J. Unrein). Su Twitter si scatena una vera bagarre: gli utenti hanno chiesto di chiamarla con il suo nome e di indicare lo sport, stigmatizzando il tweet sessista per cui una donna esiste solo se in relazione a un uomo. La polemica è stata tale che alla fine il Chicago Tribune ha pubblicato un secondo tweet indicando nome, cognome e sport in cui ha vinto la medaglia.

Non ci sono però solo i giornalisti a urlare contro le atlete. Prendiamo il caso della ginnasta messicana Alexa Moreno, presa d’assalto sui social perché “grassa”, tanto che alcuni sono arrivati a paragonarla a Peppa Pig. “La ginnastica è uno sport per persone coraggiose. Devi avere una grande forza di volontà e una grande costanza“, aveva detto del suo traguardo a cinque cerchi. Lei, che nel tempo libero studia architettura e sogna di costruire palestre, che è riuscita ad arrivare alle Olimpiadi anche grazie al suo fisico, si è trovata davanti a un muro di insulti. I “leoni da tastiera” hanno puntato il dito contro una 21enne piena di talento ma sono stati travolti a loro volta dai tweet di stima e sostegno di tanti altri utenti che hanno sottolineato il coraggio e l’esempio della Moreno.

Per non parlare degli insulti arrivati a Federica Pellegrini dopo il quarto posto nei 200 m sl: tanti si sono schierati in difesa della più forte nuotatrice italiana di tutti i tempi. Quando è arrivata la notizia della rinuncia dei 100 m sl per partecipare alla staffetta 4x200m, gli attacchi sono ricominciati e la stessa atleta ha risposto a muso duro a chi la criticava, dedicando un post ai giornalisti che preferiscono il sensazionale a una notizia di “servizio”.

L’esercito degli “haters” è ben agguerrito e già da solo è in grado di fare danni: se ci si mettono anche i giornalisti sarà difficile interrompere il circolo vizioso.

Lorena Cacace

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