Dopo la polemica, le scuse. Il gruppo Qn ha deciso di rimuovere il direttore del QS, Giuseppe Tassi, responsabile della testata sportiva che aveva pubblicato sul Resto del Carlino il titolo sulle atlete “cicciottelle”. L’editore del gruppo, Andrea Riffeser Monti, ha emesso una nota lapidaria sul sito del quotidiano in cui “si scusa con le atlete olimpiche del tiro con l’arco e con i lettori del Qs Quotidiano Sportivo, per il titolo comparso sulle proprie testate relativo alla bellissima finale per il bronzo persa con Taipei“, chiarendo di aver “deciso di sollevare dall’incarico, con effetto immediato, il direttore“. A nulla sono valse le scuse che lo stesso Tassi aveva chiesto con una nota in cui spiegava che il titolo non voleva essere “né derisorio né discriminante“. Anche la Federazione Italiana di Tiro con l’Arco si era mossa in difesa delle sue atlete con una lettera del presidente Mario Scarzella in cui si sottolineava il “cattivo gusto” di un titolo “a dir poco irriguardoso“.
“Dopo le lacrime che queste ragazze hanno versato per tutta la notte, questa mattina, invece di trovare il sostengo della stampa italiana per un’impresa sfiorata, hanno dovuto subire anche questa umiliazione. Gli arcieri italiani sono in rivolta e noi ci sentiamo di giustificare la loro rabbia. A nostro avviso sarebbe giusto ripensare a quel titolo e, forse, rivolgere delle scuse alle nostre ragazze”, ha chiesto il presidente federale.
IL TITOLO DELLA POLEMICA
La vicenda è ormai nota. Nella notte tra domenica 7 e lunedì 8 agosto, la nazionale femminile di tiro con l’arco ha sfiorato l’impresa storica alle Olimpiadi di Rio 2016 e cosa sceglie il Resto del Carlino come titolo del pezzo? “Il trio delle cicciottelle sfiora il miracolo olimpico“. Questo è il titolo che i lettori si sono ritrovati tra le mani sull’edizione cartacea dopo il mancato podio del trio azzurro e che è finito sul web scatenando una vera e propria bufera mediatica. Invece di celebrare la bravura di Guendalina Sartori, Lucilla Boari e Claudia Mandia, sconfitte per 5-3 da Taipei nella finalina per il terzo posto, il quotidiano ha scelto di scadere nel sessismo più bieco, chiamando pubblicamente “ciocciottelle” tre atlete della nazionale arrivate all’appuntamento olimpico.
Difficile trovare una pur minima giustificazione per Il Resto del Carlino. Non ha alcun valore a livello sportivo. Le azzurre del tiro con l’arco erano vicine a scrivere la storia e hanno sfiorato di un nulla il podio, arrivando quarte in una disciplina che non ha mai premiato l’Italia. Decidendo di aprire con quel titolo, il quotidiano ha cancellato la loro impresa, relegando atlete di alta caratura internazionale come sono Guendalina, Lucilla e Claudia a semplici “cicciottelle”, come se si trattasse di gruppo di ragazzine qualsiasi. Nessun merito dunque se non si è belle (che poi, chi è il titolista del Resto del Carlino per definire “non belle” tre ragazze dal talento straordinario come le nostre azzurre?)
È offensivo per tutte le donne. Sul fisico delle donne ancora oggi si combatte una lunga battaglia culturale, politica e sociale. Senza voler tirare in ballo decenni di lotta per l’autodeterminazione e la libertà di scelta su cosa fare della propria fisicità, il titolo del Resto del Carlino va oltre a ogni messaggio sessista che il mondo della comunicazione ha propinato per anni. Ricordate le pubblicità degli anni Cinquanta e Sessanta? Definire delle atlete “cicciottelle” pubblicamente, sulla pagina di un giornale, è anche peggio.
Cosa c’è che non va nel fisico di Guendalina Sartori, Lucilla Boari e Claudia Mandia? Di certo non la mira, a giudicare dall’ottima prestazione che hanno sfoderato a Rio. Cosa voleva dire il titolista scegliendo quel termine? Che, non rientrando nello stereotipo dell’atleta, non devono essere considerate tali? Eppure sono state chiamate a rappresentare i colori nazionali in quello che è il massimo momento sportivo per eccellenza. Hanno raggiunto quel traguardo tanto ambito perché sono brave nel loro sport e a nessuno importa che non abbiano gli addominali scolpiti in bella mostra.
Le atlete costruiscono il loro fisico con la fatica, con allenamenti continui e sacrifici quotidiani: non lo fanno per il piacere degli uomini che leggono le pagine sportive belli comodi sui loro divani.
È vergognoso per il giornalismo italiano. Le donne in Italia continuano a essere vittime di mariti ed ex perché persiste una cultura maschilista per cui la donna è un possesso dell’uomo. I media (e quindi sì, anche il Resto del Carlino) hanno un peso enorme nell’aver mantenuto questa cultura ed è loro compito cambiarla: chiamare in quel modo delle giovani atlete a un passo dal sogno olimpico va esattamente in senso opposto ed è offensivo per tutta la categoria, fatta anche e soprattutto di donne. Saremo anche “cicciottelle” ma nessuno può mettere in dubbio le nostre capacità. Men che meno un titolista del Resto del Carlino.
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