Nel sesto anniversario della tragedia della valanga a Rigopiano, riprende il processo per rendere giustizia alle 29 persone che morirono.
Sono previste oggi le arringhe difensive degli avvocati degli imputati, presso l tribunale di Pescara.
Riprende il processo per la tragedia di Rigopiano
La valanga di Rigopiano è stato un evento catastrofico avvenuto nel 2017, verificatosi in questa località turistica a Farindola, in Abruzzo.
Proprio nel giorno del sesto anniversario iniziano le arringhe difensive dei legali degli imputati, ovvero coloro che sono ritenuti responsabili della morte delle vittime che soggiornavano nell’albergo di Rigopiano che è stato spazzato via dalla neve e dai detriti.
Ad assistere in aula ci sono i loro familiari, i quali hanno dichiarato di vivere in questo girono dei sentimenti molto contrastanti fra di loro, infatti da una parte c’è tanta rabbia e da sempre ci sono state accuse di abbandono verso gli ospiti della struttura.
“c’è stato un grande menefreghismo di chi aveva il compito di tutelarli e avrebbe potuto salvarli. siamo addolorati e commossi nel ricordo dei nostri cari ma anche mossi dall’amore verso di loro, motore delle nostre battaglie di questi anni”.
così hanno commentato familiari e conoscenti in aula ricordando un evento tragico fatto di giorni pieni di angoscia nella speranza che qualcuno si fosse salvato. Invece, solo 11 persone ce la faranno e ora dove un tempo c’era una splendida struttura immersa nel verde, c’è solo desolazione e tristezza al ricordo della valanga.
La valanga di Rigopiano
L’evento si è verificato il 18 gennaio del 2017, quando una slavina si distaccò dalla montagna che sovrastava l’albergo Gran Sasso Resort, di Rigopiano, investendolo.
In base ai dati disponibili, si tratta della valanga che presa singolarmente ha causato il maggior numero di vittime sull’Appennino e la seconda più disastrosa in Europa.
Morirono 29 persone e in effetti in quel periodo l’Italia era stata investita da un’ondata di gelo che aveva provocato abbondanti nevicate, specialmente sull’Appennino Centrale.
Gli esperti avevano indicato per quel giorno il pericolo 4 per quanto riguarda neve e valanghe, in una scala che arriva massimo a 5. Proprio per questo clima, l’unica strada che dalla struttura portava al fondovalle risultava bloccata e nonostante i solleciti non sono stati trovati mezzi spazzaneve disponibili.
Nel pomeriggio si verifica la tragedia e la valanga, trasportando con sé alberi e detriti vari, travolge in pieno l’albergo sfondando le pareti e spostandolo di dieci metri verso valle. Il primo allarme viene dato alle 17,40 e parte da Giampiero Parete, uno degli occupanti, verso il suo datore di lavoro.
Quest’ultimo ha poi avvisato i soccorritori e dopo i primi scetticismi sono partite le operazioni per farsi strada verso la zona del disastro.
Al momento dell’impatto erano presenti 40 persone fra cui 28 ospiti e 12 membri del personale. Solo 11 di queste persone, fra cui alcuni bambini, si salveranno e le polemiche principali sono proprio quelle riguardanti i soccorsi.
Infatti le prime telefonate non vengono considerate attendibili e le informazioni sono frammentarie. Ora starà ai giudici addebitare le responsabilità e rendere giustizia alle famiglie.