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Rischio idrogeologico in Italia, la mappa delle criticità nella penisola

Ciclicamente gli eventi della cronaca, purtroppo talora anche con risvolti tragici, ci costringe a parlare del rischio idrogeologico in Italia, una questione che si è fatta sempre più urgente negli ultimi anni a causa dell’intensificarsi di fenomeni climatici estremi, che generano conseguenze come frane ed alluvioni, le oramai famigerate ‘bombe d’acqua’. Un territorio che si è scoperto fragile, viziato da un’urbanizzazione selvaggia nel corso dei decenni passati, e che ha finito per indebolire coste, fiumi, rilievi collinari e montuosi: l’Ispra, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, periodicamente redige una mappa del rischio idrogeologico in Italia in cui si analizza in dettaglio la questione, e da cui emerge la vastità delle aree che presentano criticità territoriali lungo tutta la penisola, risparmiando ben poche zone.

[didascalia fornitore=”altro”]Fonte Ispra: a sinistra l’indice di franosità del territorio, a destra la perciolosità stimata delle possibili frane[/didascalia]

Rischio idrogeologico, cos’è?

Abbiamo già affrontato ampiamente la definizione e le cause sottintese al rischio idrogeologico, pertanto in questa sede ci limitiamo a ricordare in maniera sintetica cosa comportino questi fattori di rischio, ovvero l’aumento di frane e smottamenti causati dall’erosione dei terreni o dalle esondazioni dei fiumi: più un territorio mostra fragilità, per cause naturali o molto più spesso derivanti o aggravati dalle azioni dell’uomo, maggiori sono le possibilità che in quel territorio, di fronte a un fenomeno meteorologico estremo, si presentino le conseguenze appena descritte. E poiché i cambiamenti climatici influiscono su questi eventi atmosferici, ne deriva che essi siano causa indiretta anche del dissesto idrogeologico, a meno che l’uomo non tenti di riparare ciò che in passato ha danneggiato, ripristinando quelle condizioni territoriali minime accettabili per affrontare il mix di forte vento e piogge intense che lascia sul territorio pesanti strascichi materiali, e talora purtroppo anche vittime umane.

[didascalia fornitore=”altro”]Fonte Ispra: la mappa del rischio idrico in Italia[/didascalia]

La mappa del rischio idrogeologico

Come abbiamo anticipato, l’Ispra fornisce periodicamente dati conseguenti il monitoraggio del dissesto idrogeologico da parte degli esperti: gli ultimi dati consultabili in Rete riguardano il 2015, quando è stato elaborato il ‘Rapporto sul Dissesto idrogeologico in Italia: pericolosità e indicatori di rischio‘, di cui vi offriamo una sintesi. Quello che emerge ad esempio è che l’Italia è uno dei Paesi europei maggiormente interessati da fenomeni franosi, essendo stato interessato fino al periodo analizzato da 528.903 frane intorno a un’area di 22.176 chilometri quadrati, pari al 7,3 per cento dell’intero territorio nazionale.

[didascalia fornitore=”altro”]Fonte Ispra: la mappa del rischio frane in Italia. A sinistra l’indice di franosità, a destra la pericolosità delle frane[/didascalia]

L’area appenninica viene segnalata dal colore rosso che indica maggiore criticità franosa, ma in linea generale il 19 per cento del territorio peninsulare corre questo rischio idrogeologico, con un 7,9 per cento del Paese che mostra un elevato fattore di criticità. Le Regioni con le maggiori superfici a rischio sono Emilia-Romagna, Toscana, Valle d’Aosta, Campania, Abruzzo, Piemonte, Lombardia e la Provincia Autonoma di Trento. Se consideriamo invece la percentuale di tali aree rispetto al territorio regionale, i valori più elevati si registrano in Regione Valle d’Aosta, in Provincia di Trento, in Campania, Molise, Liguria, Abruzzo, Emilia-Romagna e Toscana. Venendo invece alle alluvioni, le aree a pericolosità idraulica elevata in Italia sono pari a 12.218 chilometri quadrati, mentre le aree a pericolosità media ammontano a 24.411 chilometri quadrati: le Regioni più a rischio sono Emilia-Romagna, Toscana, Lombardia, Piemonte e Veneto. A questo andrebbe aggiunta l’erosione costiera, che vede un avanzamento del fenomeno tanto nel Meridione quanto nelle coste della Liguria e nell’alto Adriatico.

[didascalia fornitore=”altro”]Fonte Ispra: una mappa dell’Italia con la sovrapposizione del rischio frana e del rischio idrico[/didascalia]

Come fermare il dissesto idrogeologico

Come fermare il dissesto idrogeologico? I Comuni e le Regioni interessate devono necessariamente attuare nuovi piani urbanistici che tengano conto delle aree sensibili ed agire di conseguenza. Mettere fine ai fattori di rischio come la deforestazione, l’urbanizzazione selvaggia che comporta ad esempio la ‘tombinatura’ di corsi d’acqua, e via discorrendo, è il solo modo per poter rinforzare il territorio con gli argini naturali, laddove è possibile ripristinare, oppure in alternativa bisogna mettersi al servizio delle più avanzate ricerche scientifiche al fine contrastare le conseguenze dei fenomeni climatici estremi, a cui purtroppo dovremo abituarci sia per la frequenza che per l’intensità. Sarà banale dirlo, ma solo finendo di maltrattare il territorio potremo davvero sopravvivere alla potenza dei cambiamenti del clima in atto.

Giulio Ragni

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