Dopo la strage di Cutro di domenica 26 febbraio, in cui hanno perso la vita (al momento) 79 migranti, tra cui molti bambini, il tema dell’immigrazione è tornato a essere preponderante nel dibattito politico, e non solo, italiano. Da quando il governo di Giorgia Meloni, di centrodestra, è in carica, sono stati approvati due decreti legge – uno convertito dal Parlamento – per cercare di “frenare” l’arrivo di stranieri, spesso senza permesso di soggiorno, qualcosa però è andato storto, perché dal primo gennaio fino al 10 marzo (ultimi dati disponibili), gli arrivi sono triplicati rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
E non vanno meglio le cose neanche se si confrontano i dati dall’inizio dell’avventura della prima presidente del Consiglio donna della storia della Repubblica italiana a Palazzo Chigi: dal 22 ottobre, giorno dell’insediamento della leader di FdI, sono arrivati nelle nostre coste più di 44mila migranti, di cui quasi 16mila solo dall’inizio del 2023, mentre nello stesso periodo, nel 2022, furono 5976. Gli stessi dati, chiamiamoli allarmanti, sono stati diffusi anche da Frontex, che ha messo in luce come la rotta migratoria del Mediterraneo centrale sia stata la più attiva a gennaio e soprattutto a febbraio.
In una nota di ieri, i due capigruppo a Camera e Senato di Fratelli d’Italia, il primo partito in Italia, quello che esprime la presidentessa del Consiglio, Giorgia Meloni, Tommaso Foti e Lucio Malan, hanno detto che “da quando il governo ha annunciato pene severissime contro i trafficanti di vite umane (ovvero il 9 marzo, nel Cdm di Cutro, ndr), i viaggi e gli sbarchi sono triplicati”. “A nessuno viene in mente – hanno continuato – che sia un ricatto? Evidentemente no, molti considerano più intelligente schierarsi contro l’Italia di fronte all’aggressione che sta subendo”.
Che si tratti di un’aggressione (piuttosto opinabile, considerato che la maggior parte degli arrivi dei migranti nascono da una situazione non proprio idilliaca nei Paesi di origine), o no, e quindi al di là del lato politico, il dato registrato dai due esponenti della maggioranza è quello corretto, o per lo meno è corretto che da inizio del 2023, ovvero dal primo gennaio, fino al 10 marzo, ultimo cruscotto giornaliero pubblicato dal ministero degli Interni, gli sbarchi sono stati 15.972, poco meno del triplo rispetto a quelli registrati un anno fa nello stesso periodo, in cui furono 5.976.
Solo a febbraio del 2023, sono arrivati in Italia 9.469 migranti, la gran parte provenienti dall’Africa. Ecco, questo non è un caso. Secondo Frontex, l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, la rotta migratoria del Mediterraneo centrale, che porta alle coste italiane, appunto, è stata la più attiva tra quelle dirette verso l’Unione europea in questi primi mesi dell’anno. Sono stati quasi 12mila gli attraversamenti irregolari delle frontiere, ovvero il doppio rispetto a un anno fa, ed è il mese appena trascorso quello in cui i rilevamenti sono stati il triplo rispetto a quelli del 2022.
Prendendo a prestito le parole di Mara Carfagna, presidentessa di Azione e deputata del terzo polo – fino a luglio, però, esponente di Forza Italia – è paradossale che rispetto a quando a Palazzo Chigi c’era Mario Draghi il numero sia cresciuto così tanto, ed è paradossale perché il centrodestra, da sempre, ha ingaggiato una lotta contro l’immigrazione clandestina annunciando blocchi navali e porti chiusi.
In effetti, le misure che l’esecutivo di Meloni ha deciso di prendere riguardano in primis le operazioni di salvataggio delle navi Ong nel Mediterraneo e sanzioni per chi non le rispetta (decreto legge di dicembre, convertito a febbraio in Parlamento) e, appunto, quelle di giovedì che concernano per lo più l’inasprimento delle pene, con reclusione fino a 30 anni, per gli scafisti.
Rimanendo sul ruolo delle organizzazioni non governative, che di fatto aiutano le autorità statali nel salvare i migranti in difficoltà – non sapremo mai se a largo delle coste crotonesi sarebbe potuti essere d’aiuto -, nello stesso periodo, secondo l’Ispi, l’Istituto per gli studi di politica internazionale, 1100 di questi migranti sono sbarcati in Italia proprio grazie alle varie navi messe a disposizione dalle Ong, e quindi la Geo Barents, la Ocean Viking, la Sea-Eye e via dicendo.
Nonostante Meloni sia ancora fotografata come la politica su cui gli italiani ripongono più fiducia dopo Sergio Mattarella, il presidente della Repubblica – 65% contro il 43% stando al sondaggio di Quorum/YouTrend per Sky TG24 -, il giudizio sull’operato del suo governo è più che altro negativo: per il 45% degli intervistati, infatti, si sarebbe potuto fare meglio finora, mentre per il 43% va bene così (un 12% non sa rispondere).
Ad avere un peso importante è soprattutto la gestione dei flussi migratori. Nello specifico, a fronte di un 35% di persone che crede che l’esecutivo del centrodestra sia in grado di adottare politiche efficaci sul tema, c’è un altro, più corposo, 52% che invece crede che non sarà così. A riporre meno fiducia sono sicuramente gli elettori del Partito democratico, solo il 7% di loro, infatti, pensa che la premier e i ministri riusciranno nell’impresa, mentre quelli che sono più sicuri che non sarà così sono gli italiani che voterebbero Fratelli d’Italia (l’82% contro il 76% di tutti gli elettori che preferiscono il centrodestra). Oltre ai dem, però, anche i simpatizzanti del MoVimento 5 stelle e quelli del terzo polo sono quasi certi che il governo Meloni non potrà dare le risposte corrette.
Secondo, ancora, gli italiani, la misura più efficace per regolare il fenomeno è, per il 43% degli intervistati, una redistribuzione dei migranti a livello europeo, mentre per il 22% sarebbe meglio portare avanti l’idea dei blocchi navali e per il 20% quello di aprire canali navali. A parte il 7% di chi non sa rispondere, per il 92% degli italiani lo stop alle navi delle Ong non è considerato un modo utile per gestire la questione dei flussi di stranieri in Italia.
Anche perché, hanno risposto il 69% delle persone contro il 19%, questo è un tema che deve riguardare tutti gli Stati e non si possono adottare norme Paese e per Paese. Il dato, già di per sé alto, è confermato dal fatto che da destra a sinistra, tutti gli elettori, chi più chi meno, la pensa alla stessa maniera: in effetti, le percentuali più lontane riguardano ancora solo gli elettori del Pd e quelli del primo partito in Italia (88% contro il 68% dei meloniani).
Dal sondaggio di Quorum/YouTrend si evince anche che, di base, gli italiani non abbiano idea di quanti arrivi ci siano stati nel nostro Paese lo scorso anno. Solo il 29% di chi ha risposto alle domande dell’istituto di ricerca ha azzeccato che nel 2022 gli sbarchi sono stati intorno ai 100mila, la maggior parte (e anche qui senza distinzione di schieramento) pensa che gli arrivi siano stati tra i 10 e i 50mila. Un quinto degli elettori di FdI sovrastima il fenomeno e crede che i migranti arrivati nell’anno appena trascorso siano stati oltre i 150mila.
Non solo, per poco meno di un quarto degli intervistati (il 24%) l’Italia è il Paese in cui vengono ricevute più richieste d’asilo rispetto a Germania, Francia e Spagna. In realtà, però, tra i quattro Stati dell’Unione europea, il nostro è effettivamente quello che ne riceve di meno, e la risposta corretta è stata data solo dal 18% delle persone, contro un altro 19% che crede sia la seconda e un altro 23% che, invece, pone “casa nostra” al terzo posto.
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