Torna di nuovo alle cronache Rita Katz, direttore del Site Intelligence Group che passa il suo tempo a ”monitorare” l’attività dei jihadisti, o sedicenti tali, su Internet, ossia controlla i profili Twitter e sui vari forum frequentati dagli uomini di Abu Bakr al-Baghdadi, ma anche da lupi solitari, per poi mandare messaggi di allarme agli occidentali. Frenano però gli uomini dell’intelligence italiana, che a proposito di queste ultime minacce nei confronti del nostro Paese, dicono che si tratta di ”Pura propaganda, è jihad della parola. Non ci sono nuovi elementi che possano giustificare un allarme. Un conto sono i messaggi postati su Internet, un altro i pericoli reali”.
Da tempo ormai su Twitter presunti simpatizzanti dell’Isis diffondono messaggi in arabo corredati con le foto di monumenti o luoghi riconoscibili. ”Siamo tra di voi, in attesa dell’ora X”, firma un certo Omar Moktar, nome che sembra un omaggio al Leone del Deserto, Omar al-Mukhtar, eroe nazionale libico che, negli anni ’20 del Novecento, guidò la resistenza anticoloniale contro l’esercito italiano.
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In cosa consiste questo nuovo allarme? Si tratta di una specie di ”selfie”, di foglietti, scritti a mano in arabo, messi di fronte al Colosseo, al Duomo di Milano, insomma in zone riconoscibili delle nostre città. Queste stesse immagini circolano in rete già da tempo, in particolare sull’account Twitter Islamic_State_in_Rome, già chiuso da giorni. Il fatto è che da tempo su vari canali web presunti simpatizzanti dell’Isis diffondono messaggi in arabo corredati con le foto di monumenti o luoghi riconoscibili.
Il fatto che chiunque possa produrre tali ”prove” le rende certamente poco attendibili. Basta una foto con una scritta in arabo per sostenere che sia una prova della presenza dello Stato Islamico? Rita Katz inoltre ha già ricevuto accuse da più parti di fare da cassa mediatica proprio di quel terrorismo che dice di voler combattere. D’altronde proprio la cinquantenne ebrea, che in molti considerano spia del Mossad, pagata dagli Usa, pare essere l’unica fonte mediatica sull’Isis, il che suona decisamente un po’ strano.
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