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Ritardo a scuola? Vai a zappare: l’iniziativa alternativa di un istituto superiore a Nuoro

Scuole e studentiScuole e studenti

Ritardo a scuola? Nessuna giustificazione, vai a zappare. L’iniziativa dell’Istituto superiore Ciusa di Nuoro, raccontata da La Nuova Sardegna, è più che alterativa: gli studenti del liceo artistico e tecnologico che arrivano in ritardo a lezione devono passare direttamente sul retro della scuola, inforcare gli stivali di gomma e mettersi a zappare, prendendosi cura di alberi e siepi. Il progetto ha un nome, “Un milione di alberi”, un ideatore, il preside Franco Cucca, e un obiettivo: sanzionare gli studenti ritardatari con una punizione alternativa, che li strappi alla vita virtuale di smartphone e pc e li rimetta in contatto con la terra e la realtà, responsabilizzandoli nella cura della loro scuola. Non solo: in questo modo, la scuola è diventata una delle zone più verdi della città ed è un piacere anche per gli occhi.

La sanzione per il ritardo a scuola diventa così un modo per responsabilizzare i ragazzi alla cura dell’istituto, bene pubblico di tutti, ma anche verso le norme che regolano la vita comune. Non c’è giustificazione che tenga: chi arriva in ritardo a scuola, va a zappare, a prendersi cura degli alberi o a strappare le erbacce.

Per far partire il progetto “Un milione di alberi”, l’istituto Ciusa ha avuto il contributo dell’Ente Forestale che ha donato più di 800 arbusti compresi lecci, ginepri, arbusti e piante aromatiche da piantare nei 9mila metri quadrati di terreno arato sul retro della scuola. Gli unici a prendersene cura saranno gli studenti che arrivano in ritardo o che combinano qualche guaio.

Non sono ammesse scuse: la sanzione è commisurata al ritardo ma è la stessa per tutti. “Voglio lasciare una scuola più bella di come l’ho trovata e questo è un modo per farlo: renderla più verde e ricca di alberi“, ha spiegato il preside, prossimo alla pensione, a La Nuova Sardegna.

La sanzione alternativa è già partita e i ragazzi dell’istituto Ciusa si sono già trovati con la zappa in mano a lavorare la terra, trovandola anche piacevole: vedere letteralmente i frutti del proprio lavoro e ritrovare il piacere di stare all’aperto è sempre meglio delle solite note o dei classici rimproveri che fanno poco o nulla.

L’iniziativa è piaciuta anche perché ha reso la scuola un luogo di bellezza e ora si cercano sponsor per poterla migliorare e continuare nel tempo. Tutti contenti, insomma, a partire dai ragazzi a cui nessuno potrà dire “braccia rubate all’agricoltura”: al massimo le hanno prestate e pure con ottimi risultati.

Lorena Cacace

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