I giudici della Cassazione hanno accolto il ricorso di Danilo Giuffrida e hanno disposto un maxi risarcimento per il giovane che aveva dichiarato la propria omosessualità durante la visita dei leva. Incredibilmente, l’informazione personale era stata passata alla motorizzazione, che in seguito aveva provveduto al ritiro della patente. La Cassazione ha quindi stabilito che quello della pubblica amministrazione, in questo caso è stato un ripetuto ‘comportamento omofobico’ ai danni del giovane, e dunque nella sentenza è stato disposto un consistente risarcimento per l’uomo che ha visto la sua privacy violata, ed ha subito un’incredibile discriminazione sessuale.
Danilo Giuffrida si era presentato alla visita di leva nel 2005 all’ospedale militare di Augusta. Qui aveva dichiarato di essere gay. Qualcuno però ha avvertito la motorizzazione del dettaglio che riguarda Giuffrida. Viene dunque disposto un ‘nuovo esame di idoneità psico-fisica’, probabilmente perchè si pensa che un gay non abbia i ‘requisiti psicofisici richiesti’ per guidare. La patente viene sospesa e Giuffrida si fa assistere da un avvocato. Il Tar di Catania, ritenendo che l’omosessualità non può considerarsi una malattia psichica’, sospende il provvedimento e la patente torna in mano al ragazzo. Giuffrida allora ha presentato anche domanda di risarcimento danni ai ministeri della Difesa e dei Trasporti, ottenendo, in primo grado, 100 mila euro. La Corte d’appello di Catania abbassa la somma a 20 mila euro il 12 dicembre 2010.
La Suprema Corte ha disposto in data 23 gennaio 2015 un nuovo processo d’appello, sostenendo che 20 mila euro sono troppo pochi per una vittima di omofobia. La ‘gravità dell’offesa’, hanno rilevato i giudici di Cassazione, ‘appare predicabile con assoluta certezza’, e hanno ricordato l’articolo 2 della Costituzione, che sancisce ‘il diritto costituzionalmente tutelato alla libera espressione della propria identità sessuale quale essenziale forma di realizzazione della propria personalità‘.