Rivoluzione INPS sulle pensioni d’oro: stop al contributo di solidarietà a partire dal mese di gennaio 2022. Si parla di assegni di importo superiore ai 3.000 euro al mese: è pazzesco.
Nonostante i continui rincari delle bollette e l’inflazione, certi pensionati fortunati possono stare tranquilli. Si tratta di una vera e propria rivoluzione INPS: certi pensionati “Paperoni” potranno incassare un assegno previdenziale pari a oltre tremila euro al mese. È pazzesco.
Sulle pensioni il Governo Draghi potrebbe applicare le regole ferree previste dalla Riforma Fornero, ma ad oggi si sta studiando la soluzione più appetibile per i lavoratori, tenendo conto anche della crisi del sistema welfare.
Tuttavia, nonostante il malcontento generale dei pensionati che incassano un assegno di importo inferiore ai mille euro, c’è una platea di pensionati che può festeggiare. Si parla di pensioni d’oro, ovvero di trattamenti economici previdenziali che superano i tremila euro al mese.
Rivoluzione INPS Pensioni d’oro: da gennaio stop al contributo di solidarietà
C’è una platea di pensionati fortunati che può beneficiare della pensione d’oro pari a oltre 3.000 euro. Da gennaio 2022 è stato previsto lo stop al contributo di solidarietà introdotto dalla Legge di Bilancio 2019 per gli assegni di importo superiore ai centomila euro lordi all’anno. Il prelievo sulle pensioni d’oro non sarà più operativo da quest’anno: i trattamenti economici di importo superiore ai 100.000 euro lordi non saranno più soggetti al contributo di solidarietà, decurtazione disposta dalla Legge di Bilancio dell’anno 2019.
La decurtazione del contributo di solidarietà sulle pensioni d’oro non si applica ai seguenti trattamenti previdenziali:
- assegno di invalidità e pensione di inabilità ai sensi della Legge n.222 del 1984,
- trattamenti previdenziali per invalidità specifica,
- trattamenti previdenziali di privilegio dipendenti da causa di servizio.
Pensioni d’oro: a quanto ammontava la decurtazione?
Fino alla fine dello scorso anno la misura della decurtazione è pari al 15% per gli assegni previdenziali di importo che vanno da 100.000,01 a 130.000,00 euro. La decurtazione è pari al 25% per le pensioni d’oro il cui importo varia da 130.000,01 a 200.000,00 euro, al trenta % per gli assegni da 200.000,01 a 350.000,00 euro, al 35% per le pensioni, il cui importo varia da 350.000,01 a 500.000,00 euro. la decurtazione è pari al quaranta % per gli assegni previdenziali è di importo superiore ai 500.000,01 euro.
Il contributo di solidarietà è stato articolato su un prelievo progressivo in 5 fasce a partire dagli assegni previdenziali, il cui importo è maggiore all’importo di centomila euro.
Pensioni d’oro: quanto costano allo Stato?
I trattamenti previdenziali di oltre 3.000 euro vengono erogati ad una platea di circa novantamila pensionati e hanno un costo di circa 7 miliardi di euro all’anno. Si tratta di un ammontare troppo esoso che incide negativamente sui conti pubblici e crea non poche disuguaglianze sociali, oltre allo scontento generale.