Roberta Repetto, morta dopo asportazione di un neo: chiesti 16 anni per il santone e 14 per il medico: melanoma curato con tisane

Roberta Repetto morì per un melanoma non curato, che sfociò in metastasi. Il sostituto procuratore generale ha chiesto una condanna a 16 anni di carcere per il ‘santone’ del centro olistico Anidra di Borzonasca, Paolo Bendinelli, e 14 per Paolo Oneda. 

Roberta Repetto
Roberta Repetto – Nanopress.it

 

La donna era stata operata su un tavolo da cucina del centro senza anestesia. Quando nell’ottobre del 2020 arrivò all’ospedale San Martino di Genova, per lei era ormai troppo tardi.

La storia di Roberta Repetto

Un melanoma curato con tisane e bevande zuccherate: è stata questa la ‘cura’ che ha portato alla morte la 40enne Roberta Repetto, figlia dell’ex sindaco di Chiavari Renzo. La donna fu curata dal santone del centro olistico Anidra di Borzonasca, Paolo Bendinelli.  L’uomo le asportò un neo maligno su un tavolo del centro, senza anestesia, e poi le prescrisse una cura a base di tisane.

Quando nell’ottobre del 2020 Roberta Repetto arrivò all’ospedale San Martino di Genova, le sue condizioni erano ormai disperate.

La donna morì qualche giorno dopo il ricovero, perché le metastasi si erano estese a tutto il corpo.

melanoma
Melanoma – Nanopress.it

 

Le richieste di condanna

Il sostituto procuratore generale questa mattina ha chiesto una condanna a 16 anni per Paolo Bendinelli e 14 anni per Paolo Oneda. In primo grado sono stati condannati per omicidio colposo a tre anni e quattro mesi ciascuno.

Il Procuratore Generale ha definito Roberta Repetto “vittima di manipolazione, di disinteresse, di abbandono e di indifferenza come Marco Vannini“, il bagnino di Ladispoli ucciso nel maggio del 2015.

Roberta aveva conosciuto la comunità del centro olistico Anidra 13 anni fa, in un momento particolare della sua vita.

Era entusiasta di quell’incontro, ma piano piano si era allontanata dalla famiglia. Durante il lockdown aveva deciso di trascorrere quel periodo di restrizioni al centro, senza mai raccontare ai familiari le attività che si svolgevano all’interno della struttura.

“Voleva affrontare il suo percorso di purificazione, lei credeva in questo, in quanto ormai completamente manipolata e plagiata, solamente in compagnia dei personaggi di cui lei si fidava”

ha raccontato qualche tempo fa la sorella Rita.

Il 1° ottobre del 2020 i suoi familiari scoprono che Roberta sta malissimo. La portano al pronto soccorso dell’ospedale San Martino di Genova, dove morirà una settimana dopo.

 

 

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