I Mondiali del 1994 sono stati i campionati di Roberto Baggio che, quasi da solo, ha rischiato di regalare all’Italia di Arrigo Sacchi la vittoria finale. Il Divin Codino ha trascinato i compagni fino alla finale, giocata purtroppo in condizioni fisiche precarie e che verrà ricordata per l’errore dal dischetto da parte del campione di Caldogno nella lotteria finale dei rigori, che premierà i sudamericani.
Quei Mondiali come un film. Come otto anni prima, in Messico, quelli di Diego Armando Maradona. Con un’unica differenza: che l’argentino poi sollevò la Coppa del mondo, mentre Roby Baggio ci andò solo maledettamente vicino. A undici metri, possiamo dire. E dire che la partenza era stata falsa: per gli Azzurri e per l’attesissimo Divin Codino, che quattro anni prima già aveva mostrato lampi di gran classe a Italia ’90. Al debutto, l’Irlanda vince 1-0 e Baggio e Signori, coppia d’attacco scelta da Sacchi, fanno molta fatica. Contro la Norvegia, in un dentro o fuori, l’Italia rischia perché resta in dieci dopo pochi minuti. E Roberto Baggio viene sacrificato sull’altare dell’equilibrio. Sarà Dino Baggio, di testa, a regalare tre punti preziosi.
Tutti attendono l’altro Baggio, però, ancora mai protagonista. Ma contro il Messico, lo juventino manca ancor all’appello e gli Azzurri fanno 1-1, passando il turno solo come migliore terza. Le critiche a Sacchi e a Baggio si sprecano. L’Italia sembra destinata ad abbandonare al più presto la competizione dove il caldo la sta facendo da padrone. L’avversario degli ottavi è la Nigeria, fucina di giovani campioni. Che passa con Amunike e si ritrova pure in superiorità numerica per l’espulsione dell’esordiente Zola.
Si sa, quando il gioco si fa duro i duri iniziano a giocare. E così l’ex coniglio bagnato, a cento secondi dal fischio finale, riceve palla da Mussi e supera Rufai con un preciso piatto destro angolato. Ai supplementari, è ancora Baggio – questa volta su calcio di rigore – a far sospirare gli italiani. La palla colpisce il palo interno e poi entra. Insomma, l’uomo più atteso è sceso perentoriamente in campo.
Ai quarti c’è la Spagna, avversario storicamente difficile, ma anche allergico alle competizioni ufficiali (almeno all’epoca). Dino Baggio apre le marcature nel primo tempo, ma nella ripresa Caminero pareggia. Gli iberici vanno due volte vicini al sorpasso prima che Sua Maestà si materializza di nuovo. E’ il 42′ della ripresa, Signori serve in profondità Baggio, che supera Zubizzarreta e, quasi dalla riga di fondo campo, riesce a infilare un angolo che solo lui ha visto: siamo in semifinale. E siamo sempre più Baggio – dipendenti.
Un film che si rispetti vede il protagonista sempre più dentro, ma mano che si va avanti. E quello che succede pure al ragazzo di Caldogno. In semifinale, infatti, contro la Bulgaria sono due sue prodezze a dare all’Italia di Sacchi l’insperata finale. Prima salta Jankov e Hubcev, spedendo la palla nell’angolo basso alla sinistra di Mikhailov con un raffinato tocco di destro. Poi fa doppietta. Un rigore di Stoichkov ci fa soffrire un po’, ma siamo in finale. L’eroe, però, è ferito: sostituito da Beppe Signori, sarà in dubbio fino all’ultimo per la finale con il Brasile.
Lo staff medico italiano fa il possibile per recuperare Baggio che, effettivamente, a Pasadena c’è. Ma non al meglio. Zola si accomoda in panchina, nonostante sia dato in gran forma. Proprio Roby ha una grande occasione davanti a Taffarel, ma spara alto. Mauro Silva colpisce il palo nella ripresa, ma lo 0-0 non si schioda neanche ai supplementari. Per la prima volta nella storia, un Mondiale sarà deciso con i tiri dal dischetto.
Franco Baresi tira alto, Pagliuca respinge la conclusione di Marcio Santos. Segna Albertini, Romario colpisce il palo ma poi la palla s’infila. Evani non sbaglia, Branca spiazza Pagliuca. Tocca a Massaro, che tira male, facendosi neutralizzare la conclusione di Taffarel. E’ freddo invece Dunga. Roberto Baggio ha l’onere del quinto tiro: se segna siamo ancora in partita. Ma il Divin Codino, rigorista provetto, tira alto. L’eroe ha fallito, viva l’eroe. Perché quell’Italia era tutt’altro che forte. Ma aveva un Roby Baggio alla Diego Maradona.
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