L’ex ministro della Lega Roberto Castelli lascia il Carroccio. Salvini saluta uno degli esponenti storici del partito.
La Lega perde uno degli esponenti storici, Roberto Castelli lascia il partito ufficialmente, dopo un’insofferenza dimostrata negli ultimi anni rispetto le recenti vedute del suo leader. Un partito, a detta dell’ex ministro, ormai lontano dalla “Lega Nord” di cui Castelli conserva ancora la vecchia tessera.
Roberto Castelli, 77 anni presidente dell’associazione Autonomia e libertà, ex ministro della Giustizia con Silvio Berlusconi e delle Infrastrutture in quota Lega, ha confermato all’Ansa la sua decisione nella giornata di oggi di lasciare la Lega: “Non è un colpo di testa, sono sicuro della scelta, maturata già da moltissimo tempo“.
Ci sarà una conferenza stampa a Milano nei prossimi giorni, nella quale Roberto Castelli spiegherà nel dettaglio le sue motivazioni. Ma di avere abbandonato la Lega e di non rinnovare la tessera l’ex ministro si dice sicuro. Lo ha confermato oggi all’Ansa, dopo aver parlato anche in da Pontida a La Repubblica.
L’addio di Castelli ha suscitato la reazione anche di Attilio Fontana, che parla di grande perdita. Il dissenso con Salvini però era ormai troppo per fare finta di niente, e anche il presidente della Regione Lombardia ha espresso di recente, dopo la sottoscrizione del Protocollo d’Intesa con la Federazione Ciclistica Italiana e Lega del Ciclismo Professionistico di oggi, il suo dispiacere. Fontana ha parlato di una grande perdita, di una persona alla quale si dice ancora molto legato e di grande preparazione: “Uno dei ministri della giustizia migliori che abbia avuto l’Italia”.
La Lega dunque perde uno dei suoi massimi esponenti, in un momento in cui proprio Matteo Salvini prepara le barricate in vista delle prossime Europee. Per l’attuale leader del Carroccio, che ha tirato fuori dal cilindro i vecchi cavalli di battaglia (migranti) durante il ritrovo di Pontida, l’evento di questi giorni servirà per lanciare la campagna elettorale ma con un grande spettro: quello del tabellone.
Nel 2019 infatti una Lega straripante portava a casa il 34,4% in 28 seggi alle Europee, attestandosi come primo partito in Italia davanti al Pd al 22,7%. Nove milioni di voti e primato, ma lo scenario nel 2023 è ben diverso. E le percentuali al ribasso, se pur tramutatesi in maggioranza al governo, hanno già fatto vacillare il capitano di recente, che per la prima volta si è visto insicuro alla guida. Stavolta su quel tabellone potrebbe comparire, a detta dei recenti sondaggi e secondo le più recenti previsioni un 10%, al massimo un 12% . All’interno del partito qualcosa iniziava a muoversi già nel 2022, e questo ulteriore dissenso interno da parte di uno degli esponenti storici come Roberto Castelli, potrebbe non passare inosservato.
Rimanendo su Pontida, oggi Castelli è stato intercettato da Matteo Macor di Repubblica al valico del pratone. “Non è più la mia Pontida, rimango fuori dalle transenne“, ha detto l’ex ministro. Un posto che definisce quasi casa l’ormai ex leghista, che ha trascorso una vita nel Carroccio ma che ormai da tempo critica chi ne è al comando.
“Questa dirigenza ha tradito il Nord, e questa è un’altra Lega non il nostro partito. C’è incoerenza. La Lega Salvini premier si raduna qui legittimamente e ci mancherebbe, ma è altra cosa con altri presupposti politici. Mi sento lontanissimo da tutto” afferma Castelli, che in Pontida non vede più un ritrovo per le ragioni del Nord, e trova quasi ridicolo lo sventolio delle bandiere e i cori che inneggiano alla libertà del settentrione. Anche sull’Autonomia differenziata di Roberto Calderoli si dice contrario. Una manovra che andrebbe a detta dell’ex guardasigilli a favore del Sud – con tutto il dissenso di una buona fetta di oppositori -, per una proposta della Lega ormai fuori dalle vecchie logiche del partito.
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