Il presidente della Camera, il grillino Roberto Fico, ripete convinto il suo appoggio al Reddito di Cittadinanza, misura simbolo dell’M5S, e nega l’utilità del sistema istituzionale presidenziale proposto da Fratelli d’Italia.
Roberto Fico è uno dei volti più noti del Movimento 5 Stelle e da sempre indicato come esponente di peso dell’ala progressista del partito; alle elezioni venture non sarà ricandidato in quanto ha già svolto, in ottemperanza allo statuto grillino, i due mandati concessi ad ogni eletto.
La prima questione sollevata è quella del Reddito di Cittadinanza, il sussidio statale ai più bisognosi a cui si accompagnano delle, finora deludenti, misure di politica attiva del lavoro.
Fico difende la norma e contesta chi parla di assistenzialismo: l’RdC è un provvedimento di dignità. Quindi non sarebbe una mancetta elettorale, bensì uno strumento attraverso il quale lo Stato ha potuto aiutare migliaia di famiglie e singoli cittadini prossimi o in condizione di povertà assoluta, specie nei difficilissimi mesi di lockdown da Covid-19.
Naturalmente ciò non significa che non possa essere migliorato, riconosce Fico, soprattutto nella parte delle politiche lavorative, eppure queste imperfezioni non ne giustificherebbero l’abolizione, come paventato dal Centrodestra (più ondeggiante la posizione del terzo polo in merito).
L’attenzione del presidente della Camera, e del partito di cui è espressione, per il lavoro si ritroverebbe nel progetto di introduzione di un salario minimo definito per legge. Per Fico garantire ad ogni occupato uno stipendio di almeno 9 Euro orari significa intervenire prima di tutto a vantaggio dei giovani e delle donne, i più sfruttati sul luogo di lavoro.
Se quelli finora presentati sono i punti positivi, quelli per i quali Roberto Fico si dimostra a favore (forse anche perché proposti dalla forza politica di cui è membro), le ricette del Centrodestra, in particolare presidenzialismo ed autonomismo, appaio deleterie per l’attuale terza carica dello stato.
Il presidenzialismo balenato da Meloni, oltre che alquanto fumoso e poco chiaro nella sua resa pratica viste le tante declinazioni che può assumere questa forma istituzionale, resta comunque una soluzione semplicistica ad un problema complesso.
La proposta ricalca la storica fascinazione della destra per l’individuo solo al potere, un soggetto forte e capace che conduce indomito la nazione alla gloria perché sa quello che è necessario fare e ha la ferrea volontà di raggiungerlo, costi quel che costi.
Ora è illusorio ritenere che uno stato, nel mondo interconnesso e fatto di poteri e contropoteri, di organi sovranazionali e di spinte centrifughe locali, possa essere gestito da un singolo al comando; non è mai così, persino nei sistemi presidenziali vi sono forti bilanciamenti, come nel caso U.S.A.
Discorso simile per l’autonomia: dare più poteri alle regioni non significa renderle più efficienti e migliorarne l’offerta civica, è assai più probabile, conclude Fico, che si vadano ad aumentare le già importanti discrepanze tra Nord e Sud della Penisola.
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