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Domenica 15 maggio 2016 abbiamo visto Roberto Saviano a Che Tempo Che Fa in uno dei tanti appuntamenti (prima di recarsi da Fazio era stato anche al Salone del Libro di Torino) per festeggiare i 10 anni dall’uscita del suo controverso bestseller Gomorra, che gli ha dato fama e probabilmente anche ricchezza ma nel contempo gli ha negato una vita normale, visto che dal mese di ottobre del 2006 lo scrittore vive sotto scorta per le minacce di morte subite dalla camorra. E proprio riferendosi alla sua condizione di ‘recluso di lusso’, Saviano ha confidato a Fabio Fazio che probabilmente oggi non riscriverebbe Gomorra.
‘No, non lo riscriverei’, ha confermato Roberto Saviano a Che Tempo Che Fa, ‘Difendo il mio libro, ma non credo che potendo tornare indietro rifarei tutto, sarei certamente più prudente. Però quando scrissi Gomorra non immaginavo quello che poteva succedere: in fondo erano questioni che avevo preso da cronache giudiziarie, storie di strada che ho messo dentro alla potenza del racconto. A fare paura, però, sono stati i lettori (il romanzo ha venduto 10 milioni di copie nel mondo e ispirato opere teatrali, film e serie TV, ndr), perché quando decidono di difendere una storia e un libro hanno un potere enorme’.
Saviano ha poi ripercorso gli ultimi, difficilissimi, 10 anni della sua vita: ‘Ricordare tutto mi pesa parecchio, trovare un momento di fare un riepilogo di tutto quello che è avvenuto è davvero dura: dalla lotta ai clan, al metodo letterario, la scrittura. Poter scrivere storie reali con il metodo del romanzo è una cosa che non permetteva di categorizzare il libro, che infatti una volta ho addirittura trovato nella sezione turismo’!…
E a questo va aggiunta l’amarezza di constatare che da allora a oggi non sia cambiato granché nella lotta alla camorra, sebbene alcuni boss citati in Gomorra siano nel frattempo finiti in carcere: ‘La camorra, oggi come 10 anni fa, è al massimo grado di conservazione culturale e di sviluppo economico‘, ha spiegato uno sconsolato Saviano, ‘Si avvicendano le dirigenze e alcuni clan sono stati effettivamente spezzati e interrotti: ci sarebbe quindi lo spazio per cambiare le cose, ma non succede. Nel sud continuano a operare indisturbate organizzazioni criminali che possono arruolare a poco prezzo, appena 2000 euro a omicidio, e tra l’altro sono le uniche che investono sui bambini’.
Ma esiste una ricetta per evitare tutto questo? Secondo Roberto Saviano sì, ma sarebbe necessaria una vera unità d’intenti che fino a oggi si è vista molto raramente: ‘La soluzione è non cedere al voto di scambio, stare sul territorio per anni, affidarsi a personaggi che stanno sul territorio anche se perdi, perché c’è un modo giusto di perdere e un modo giusto di vincere. Bisogna poi non farsi dettare l’agenda dalla cronaca, visto che della criminalità se ne parla solo quando ci sono i morti invece che mantenere una costanza del racconto. Io non credo nella Giustizia, ma credo nella bontà perché è qualcosa che posso sperimentare subito’.