Il ministro della Sanità Roberto Speranza, intervistato da La Stampa, ha illustrato la sua visione sulla situazione attuale in cui si trova il paese.
Mentre i governatori delle Regioni criticano apertamente le decisioni del Governo, rivendicando un maggior peso nelle decisioni, Speranza difende le norme messe in atto finora. Pur rimanendo molto prudente nelle sue dichiarazioni, ha sostenuto che ci siano valide ragioni per “credere che le ultime misure che abbiamo adottato comincino a dare qualche risultato“. I prossimi 7-10 giorni saranno cruciali per poter giungere a conclusioni più precise: l’ipotesi è comunque che entro la settimana prossima i contagi si stabilizzino e smettano di aumentare.
Roberto Speranza: “Siamo in difficoltà, ma non come a marzo”
La curva dunque si sta stabilizzando: lo sostengono gli esperti del Comitato Tecnico Scientifico che confrontano i dati di settimana in settimana, notando numeri simili tra loro: “Le criticità ci sono tutte e mi sono ben evidenti. Ma se guardiamo ai numeri, ci accorgiamo che i nuovi casi di coronavirus registrati nello scorso weekend sono gli stessi di quest’ultimo sabato e domenica“.
Ma proprio ora non bisogna abbassare la guardia: i dati sembrano essere positivi, quindi bisogna proseguire su questa linea compatti per raggiungere l’obiettivo comune: evitare assolutamente il lockdown nazionale totale come a marzo. A proposito della scorsa primavera, Roberto Speranza ha dichiarato che la situazione attuale non è paragonabile a quella della prima ondata, quando si agiva senza protocolli, dispositivi, strutture ospedaliere preparate per contrastare il virus: “Oggi siamo in difficoltà, su qualche fronte siamo anche in ritardo, ma non combattiamo a mani nude come sette mesi fa“.
A chi chiedeva misure restrittive totali preoccupato da un aumento esponenziale dei ricoverati in terapia intensiva, temendo che il sistema collassasse, il ministro risponde che “se guardiamo alla media mobile dell’ultima settimana ci siamo assestati intorno a quota 100. Se ci stabilizziamo su questi livelli anche la settimana prossima, abbiamo fondate ragioni per ritenere che siamo arrivati al cosiddetto “plateau”, che equivale poi a un indice Rt uguale a 1“. Di questo passo, a breve saranno più i pazienti a lasciare le terapie intensive di quelli a entrarvi.
Natale: troppo presto parlarne ora
Le festività natalizie sono un tema decisamente caro al popolo italiano, ma Speranza ha rifiutato di esporsi con previsioni o ipotesi: “a Natale mancano quaranta giorni, che sul piano epidemiologico sono un tempo molto lungo“. Il virus ha insegnato che bisogna ragionare sul breve periodo: il cenone del 24 è ancora in forse.