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A quasi un anno dalla sua morte c’è chi sospetta che Robin Williams sia stato assassinato e non si sia invece tolto la vita, come da dichiarazione ufficiale della polizia. La voce giunge dagli USA ed è stata ripresa da numerose testate locali tra cui l’influente National Enquirer, che ha riportato la testimonianza di Dan Hanks, un ex membro della Marin County Sheriff. Secondo Hanks, infatti, alcune cose accadute subito dopo il decesso dell’attore non quadrano e lasciano spazio a più di un dubbio.
Secondo quanto ci hanno raccontato fino a oggi, Robin Williams è morto l’11 agosto del 2014 nella sua casa di Paradise Cay, in California, per asfissia dovuta a sospetto suicidio (impiccagione tramite una cintura), ipotesi successivamente confermata anche dalla polizia. Già il 12 agosto il corpo dell’attore è stato cremato e le sue ceneri sparse nella baia di San Francisco. Qualche giorno dopo l’ultima moglie di Williams, Susan Schneider, ha rivelato che suo marito aveva saputo da poco tempo di essere affetto dal morbo di Parkinson e che il suicidio era probabilmente connesso a tale terribile scoperta. Ma non solo: quando lo scorso novembre sono stati resi noti i risultati dell’autopsia effettuata sul corpo di Robin Williams, si è scoperto che l’artista, probabilmente a sua insaputa, soffriva di una grave patologia chiamata ‘demenza da corpi di Lewy’, una malattia neurodegenerativa che si manifesta attraverso frequenti allucinazioni visive e fissazioni paranoiche tali da poter spingere una persona a togliersi la vita.
Questo è quanto recita il report ufficiale sulla triste morte di Robin Williams. Ma, come dicevamo, Dan Hanks non ci sta. I sospetti dell’uomo si soffermano innanzitutto sull’eccessiva fretta avuta a suo tempo dagli agenti di polizia accorsi nella villa dell’attore, che hanno bollato il caso come ‘suicidio’ escludendo a priori qualsiasi altra ipotesi. Secondo Hanks, invece, i poliziotti avrebbero fatto meglio a investigare con più accuratezza perché, a suo parere, Williams non si è tolto la vita ma è stato ucciso al termine di una rapina finita male, e solo dopo la sua morte sarebbe stata allestita la messinscena dell’impiccagione.
Una tesi francamente ardita che questo Hanks, se vorrà portarla avanti con qualche probabilità successo (fino a far riaprire il caso), dovrà dimostrare di poter provare in qualche maniera. Altrimenti resterà soltanto un uomo uno che si è fatto un po’ troppo suggestionare dalle tante serie TV americane sul crimine. E Robin Williams non merità di tornare sulle prime pagine per le ‘rivelazioni’ di un mitomane. Se Dan Hanks sa qualcosa che tutti gli altri non sanno, vada a riferirlo alla polizia. Altrimenti taccia per rispetto dell’artista e dei suoi familiari.