È scontro fra il ministro della Famiglia, Eugenia Roccella, e alcuni sindaci italiani che si oppongono alle decisioni sui figli di coppie gay.
La maggioranza, in commissione Politiche estere, ha infatti bocciato il regolamento europeo per il riconoscimento dei diritti dei figli anche di coppie gay e l’adozione di un certificato europeo di filiazione, una decisione che discrimina molto le famiglie arcobaleno, tematica che tiene banco in questo periodo e che scatena molte polemiche e manifestazioni.
Scontro fra Roccella e i sindaci
Il ministro della Famiglia, Eugenia Roccella, li indica come sindaci “ribelli”, sono coloro che si oppongono alla recente decisione del governo di modificare l’iscrizione all’anagrafe dei bambini nati da coppie omosessuali, ovvero omogenitoriali.
Alcuni primi cittadini hanno invitato i residenti del proprio Comune a manifestare nelle piazze per questa decisione considerata discriminatoria da molti e il ministro ha risposto alla lettera ricevuta, incolpando questi sindaci di star protestando contro una sentenza della Cassazione e non contro la circolare Piantedosi.
“non c’è un confronto da fare, è una legge precisa e i sindaci sanno cosa devono fare. c’è una sentenza e loro stanno esprimendo la volontà di non rispettarla ma non c’è nulla da contrattare ed è inutile discutere”.
Il malcontento dei sindaci
Molti sindaci italiani sono in rivolta e continuano a difendere a spada tratta i diritti dei bambini delle coppie gay. La polemica è nata dopo lo stop della registrazione anagrafica, imposto dal Viminale, alla quale hanno già risposto i primi cittadini di Milano, Bologna, Treviso, Prato e Verona.
In queste città come in molte altre continuano le normali trascrizioni ma nonostante le continue proteste, non c’è risposta dai piani alti e così si è dato il via alla mobilitazione vera e propria.
Il 12 maggio è stata indetta una manifestazione a Torino, che prende il nome “Le città per i diritti”, un programma che si annuncia molto sentito fra la popolazione e che coinvolgerà sulla scia di questo primo evento, altre città.
Alla ministra della Famiglia e delle Pari Opportunità, Eugenia Roccella e alla sua battaglia contro la gestazioni per altri, i sindaci rispondono che non si sta parlando di utero in affitto ma di bimbi nati a cui consentire diritti uguali a quelli degli altri bambini, tutelandoli come se fossero appartenenti a un nucleo familiare tradizionale.
Cresce il malcontento anche per le dichiarazioni degli esponenti del centrodestra, che parlano di razzismo della maternità surrogata.
Come tanti altri sindaci, anche Gualtieri intende muoversi per difendere i diritti di questi bambini ma Roccella ha controbattuto che un sindaco dovrebbe semplicemente rispettare la legge, fra l’altro non si possono trascrivere i certificati di nascita costituiti all’estero.
I primi cittadini non demordono e vogliono creare un fronte unito per discutere con il governo. La prima manifestazione si terrà a Torino e le fasi saranno delineate in una video call fra i primi cittadini di diverse città, che invitano i parlamentari a fare la loro parte.
Sono i primi passi di una disobbedienza civile? Prematuro per dirlo ma i presupposti ci sono tutti, infatti nel documento che stanno preparando chiedono al governo di decidersi a dare risposte: non si possono lasciare i diritti dei bambini nel limbo. “Lasciateci tutelare i bambini”: è la sintesi. La richiesta è molto chiara, ovvero un incontro con Giorgia Meloni.
E alla domanda del pensiero personale a livello umano della Roccella, il ministro risponde:
“non ho deleghe in materia”.
Sostanzialmente non ha voluto esporsi troppo in un argomento che forse imbarazza anche lei che dovrebbe essere colei che difende le famiglie. C’è chi invece lo fa apertamente, come Vladimir Luxuria ed Elly Schlein, che in piazza si sono unite al grido di tante famiglie arcobaleno che non hanno intenzione di sacrificare i diritti dei bambini per un principio antico, ovvero quello che vuole la famiglia composta da un uomo e una donna.
C’è molto amore anche in queste famiglie, anzi a volte anche di più, questo il concetto fondamentale che si vuole far passare, oltre a quello che chi ricorre a tecniche alternative di procreazione, non lede alla dignità di nessuno e non fa un gesto ignobile come tanti nel 2023 vogliono ancora far credere.
Insomma una scontro che si preannuncia ancora molto lungo e nella quale le due fazioni non intendono arretrare di un passo.
Il governo modificherà la sua decisione? Giorgia Meloni sarà disponibile al dialogo in materia? C’è ancora molto lavoro da fare e sicuramente non mancheranno altri capitoli in questa battaglia di botta e risposta.