Rientrare a casa dal lavoro e trovarla occupata da un’altra famiglia. Non è la trama di un film ma quello che è accaduto a una famiglia di Avezzano, in provincia de L’Aquila. Gianni Di Marco, muratore, con la moglie e i tre figli sono ora fuori dal loro appartamento, ospiti per qualche giorno di un hotel a spese del comune. Una sera, al rientro dal lavoro, hanno trovato una famiglia di etnia rom che cambiava la porta d’ingresso della loro abitazione, un appartamento delle case popolari Aler. Hanno chiamato la Polizia e i gli agenti sono riusciti ad allontanare gli occupanti, ma per poco: di notte sono rientrati, hanno cambiato la porta e da allora non sono più usciti, mandando letteralmente per strada i legittimi inquilini.
La vicenda è surreale. “La nostra casa e tutto ciò che era all’interno sono ora in mano a degli sconosciuti: non abbiamo più niente”, ha commentato Di Marco al sito Marsica Live.it. Come è possibile non riuscire a cacciare via degli irregolari dalla propria casa. “È entrata in casa una donna con un bambino e nessuno ha potuto farli uscire”, ha spiegato. “Non sappiamo più dove andare”. La situazione è ormai ingestibile per la famiglia che ora sta vivendo in un albergo della cittadina a spese del Comune ma solo per qualche giorno: dopo dovrà chiedere aiuto ad amici e parenti, nella speranza che la situazione si risolva.
Da quello che emerge però, il caso della famiglia Di Marco non sarebbe neppure l’unico. Stessi episodi si sono registrati in altri appartamenti Aler tanto che lo stesso istituto ha chiesto un incontro con il prefetto de L’Aquila per trovare una soluzione.
La dinamica è sempre la stessa. Famiglie numerose, spesso di etnia rom, approfittano dell’assenza dei proprietari per occupare gli appartamenti, cambiano la porta d’ingresso e rendono praticamente impossibile rientrare negli immobili. Come, lo ha spiegato vice-comandante della Polizia locale di Avezzano, Adriano Fedele, al Fatto Quotidiano. “Alla minima manifestazione di fermezza da parte di noi agenti, il gruppo di occupanti brandisce e si fa scudo di uno o più minori, sempre presenti in scena. E le nostre operazioni si fanno impossibili”.
In pratica, quando intervengono le forze dell’Ordine, si trovano davanti un muro umano di persone che arrivano a minacciare “con parole e armi”, come ha rilevato l’a.d. di Ater, Francesca Aloisi nella sua lettera al Prefetto. Gli occupanti dimostrano di conoscere molto bene le leggi italiane: nel corso di tutte le operazioni di sgombero, c’è sempre una donna con in braccio un bambino e numerosi minori ed è questo che rende inutili tutte le azioni di forza. Per la legge italiana, la presenza di un minore nelle operazioni di sfratto esecutivo rende tutto molto difficile: gli agenti non possono lasciare dei minorenni in mezzo alla strada e possono intervenire solo quando i Servizi Sociali trovano un’abitazione per i più piccoli, nel caso anche sottraendoli alle famiglie.
I tempi però sono lunghissimi ed è questo che spaventa la famiglia Di Marco e tutte le altre finite nel tranello che dovranno trovare una soluzione al più presto o rischiano di non riavere più la loro casa.