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Rom: vivere in Italia tra razzismo e pregiudizi

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Pregiudizi e razzismo contro il popolo Rom sono all’ordine del giorno in Italia. E c’è chi sostiene che gli italiani siano intolleranti di natura e in fondo anche un bel po’ razzisti. Proprio di recente il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi ha postato una immagine in cui appariva con una famiglia Rom: in poche ore i commenti sono stati oltre 3.500. Moltissimi quelli critici e di stampo razzista. Lui ha risposto che ‘Non tutti gli italiani sono mafiosi. Non tutti i rom sono ladri‘, ma persone come Ignazio La Russa sostengono che gli zingari sono ‘sono culturalmente ladri‘ (lo ha affermato a La Zanzara). Probabilmente Rossi ha voluto solo mitigare un po’ i toni accesi nelle utime settimane da personaggi come Matteo Salvini, che ha strumentalizzato le sue visite in campi rom in Emilia Romagna per scatenare il dibattito pre-campagna elettorale sui temi dell’integrazione, e scagliarsi contro il nemico n.1 della Lega, il popolo rom.

Verosimilmente non tutti gli italiani sono razzisti, anche se i militanti della Lega Nord lo sono senz’altro. All’inizio della loro battaglia contro Roma Padrona avevano preso di mira quei terùn dei meridionali, salvo poi sdoganarli all’improvviso (ora addirittura sono considerati dei dignitosi partner politici) decidendo che, in fondo, il vero nemico da combattere dovevano essere i neri immigrati e i soliti zingari. Già, perchè i pregiudizi e gli stereotipi di tipo razzista accompagnano Rom e Sinti da tanto tempo. Nella loro storia ci sono discriminazioni, persecuzioni, genocidi. Ma qual è la colpa dei Rom? Quella di far parte di una razza inferiore, come gli ebrei, secondo quanto sostenuto dai neonazisti, o dai nostalgici di Hitler e del Terzo Reich. La deportazione e lo sterminio di otre 500mila zingari deportati e uccisi nei campi di concentramento nazista è una realtà spesso ancora negata.

Gli zingari nel nostro Paese sono circa 160mila, il 60% dei quali di etnia Rom e Sinti, con cittadinanza italiana. Secondo l’ultimo dossier di Caritas-Migrantes, in Europa vivono all’incirca 9 milioni di Rom e Sinti, di cui meno di 2 milioni nell’Europa Occidentale. Secondo una ricerca effettuata lo scorso maggio 2014, condotta dal Pew Research Center in sette Paesi europei, l’Italia è al primo posto per quanto riguarda la bassa considerazione nei confronti del popolo Rom (85%). In Francia, ad esempio, il 66% dei cittadini esprime un’opinione sfavorevole, mentre in Gran Bretagna, Grecia e Polonia la popolazione è divisa esattamente a metà. Solo Spagna e Germania si collocano in fondo alla classifica: quelli che non tollerano i Rom sono solo il 40%.

Se chiedete a quelli che non sopportano i Rom il motivo del loro odio, la maggioranza, se non tutti, farfuglieranno qualcosa a proposito della loro stranezza, della pericolosità (fanno il malocchio), e poi sono sporchi, sono nomadi… Forse non è noto a tutti che non tutti i Rom, Sinti o Kalè sono nomadi, molte famiglie vivono in appartamenti e sono integrate con la comunità locale. Il problema è che il falso presupposto che Rom e Sinti siano nomadi ha dato il via a una politica di segregazione dal resto della società con l’installazione dei campi nomadi nati per ospitare solo temporaneamente queste popolazioni. Campi che spesso sono sforniti dei servizi più basilari. E sorrido a pensare a quelli che vogliono che se ne tornino al loro paese, non sapendo che i rom sono italiani, perché sono nati in Italia.

Altro spaurazzo anti-zingari è che vivono di espedienti, fanno furti e rapine. Loro rubano in casa, rubano sugli autobus, rubano per strada, e (certamente cosa più condannabile di tutte) rubano i bambini e ne fanno commercio. Certo che se nessuno gli offre un lavoro, viene sponataneo chiedersi come facciano a vivere? Qualcuno ruba per necessità, non certo per comprarsi lo yacht. Se loro rubano è perchè qualcuno ha già rubato loro il futuro. Nessuno offre loro un lavoro. Nessuno gli riconosce il diritto di esistere. Esempio è la recente manifestazione a Roma di CasaPound che con Blocco studentesco hanno impedito l’ingresso a scuola ad un gruppo di bimbi rom. Si può protestare contro i bambini che stanno andando alle elementari a fare lezione? Quali sarebbero queste presunte aggressioni e violenze perpetrate dai nomadi ai danni delle scuole e degli studenti italiani? Casapound disprezza i Rom, e questo non stupisce nessuno. A Torino, i Comitati contro il degrado fanno l’occhiolino a Forza Nuova si schierano contro i Rom preferendo i criminali italiani ai rom: ‘Avevamo la delinquenza italiana, teniamocela‘. Ecco bravi, tenetevela.

E’ evidente che la destra-destra italiana ha bisogno di nemici da combattere per fare montare il senso di appartenenza, e quale migliore bersaglio dei Rom? Si dice che i Rom non si integrano, ma quando ci provano ci sono proteste di ogni tipo. L’integrazione non si può imporre, ma bisogna riflettere su chi genera la violenza. Ora tutti non fanno che parlare della sicurezza, tutti vogliono essere più protetti, tutti hanno paura di tutti, ma sembra il solito cane che si morde la coda, è la solita strumentalizzazione del solito pregiudizio che genera mostri. E creare bus esclusivi divisi per italiani e per rom non mi sembra proprio una gran soluzione al pericolo della convivenza (l’esempio viene da Borgaro, il sindaco è del PD), mi ricorda troppo l’apartheid, ma ormai Nelson Mandela è morto e non più dire la sua a proposito della tutela dei diritti umani.

Un fatto è chiaro: l’Europa è sì il Vecchio Continente, ma soprattutto è un continente vecchio e provinciale che non è riuscito a scrollarsi i suoi pregiudizi e stereotipi di tipo razzista. Intere generazioni di uomini e donne ancora oggi crescono con storie spaventevoli raccontate dai genitori, e con credenze popolari discriminatorie nei confronti dei rom. Ma tutta questa serie di elenchi di reati sono comuni a chiunque sia povero o emarginato, e non dipendono certo dall’essere Rom o Sinti. Il vero nucleo per la risoluzione del problema, pare evidente, sono le politiche di sostegno sociale, di integrazione, perchè i problemi reali esistono, e non si possono cancellare; i problemi reali si chiamano disoccupazione, analfabetismo diffuso, devianze, violenza, degrado ambientale e scarse condizioni igienico sanitarie, emergenza abitativa, emarginazione sociale.

Kati Irrente

Giornalista per vocazione, scrivo per il web dal 2008. Mi occupo di cronaca italiana ed estera, politica e costume. Naturopata appassionata del vivere green e della buona cucina, divido il tempo libero tra musica, cinema e fumetti d'autore.

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