Mesi di indagini hanno portato all’arresto di una coppia di Roma che maltrattava e torturava i figli minorenni con gesti assurdi.
Padre e madre, di cui l’identità non è stata resa nota, sono stati arrestati dopo le indagini coordinate dalla Polizia di Roma in cui sono emersi diversi episodi violenti verso i fratelli.
La Polizia di Roma Capitale ha portato avanti mesi di indagini nei confronti di una coppia di coniugi romani accusati di pesanti maltrattamenti contro i figli.
In queste ore i militari hanno fatto irruzione in casa dei coniugi e li hanno tratti in arresto, per condurli in caserma per gli interrogatori di rito del gip di turno, Monica Ciancio. Poi verrà convalidato il loro stato di fermo e il 41enne e la 36enne sconteranno la loro pena rispettivamente in carcere e agli arresti domiciliari.
I ragazzi, ancora molto scossi da quanto avvenuto oggi ma soprattutto, da mesi di maltrattamenti di ogni genere, sono stati portati in ospedale per accertamenti e verranno ora collocati in una struttura protetta lontana dal quartiere San Basilio, dove viveva la famiglia.
Come confermato anche dal gip Ciancio, che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare, gli indagati maltrattavano i figli ripetutamente, riducendoli in una condizione di schiavitù fatta di percosse e lesioni personale molto gravi.
Come confermato anche dalla figlia appena 14enne, la costringevano alle faccende di casa in misura non ragionevole rispetto alla sua età e intendevano farla sposare con una persona a lei ignota, tramite un matrimonio combinato forzato. Per perseguire questo scopo le avevano anche rasato i capelli a zero in modo da renderla meno piacente agli occhi degli altri ragazzi.
Una vicenda terribile che spiega i diversi tentativi di suicidio che aveva tentato, senza successo.
Dai racconti dei giovani emergono dettagli molto sconvolgenti, in particolare dalle parole della ragazza più grande poiché i più piccoli ancora non trovano la forza di aprirsi liberamente a causa dei traumi psicologici lasciati dalle violenze subite nel corso degli anni.
La 14enne ha raccontato agli inquirenti che fin da quando era piccola, i genitori la costringevano a chiedere elemosina per strada dopo la scuola e anche nei giorni non scolastici. Tutti i proventi dovevano essere consegnati a loro e se non erano soddisfatti la picchiavano.
Il denaro che percepivano veniva utilizzato al soddisfacimento delle loro esigenze personali e non a quelle primarie dei figli. Questo dettaglio rafforza ancora di più lo stato di sfruttamento in cui versavano i poveri bambini, fra continue umiliazioni e vessazioni.
Le indagini hanno appurato che i genitori non lavoravano e utilizzavano le elemosine ricevute dai figli per acquistare alcolici e in un’occasione il padre aveva lanciato una bottiglia in faccia alla figlia, in preda alla rabbia o ai fumi dell’alcol.
Il gip ha evidenziato che i bambini sono stati posti in uno stato di soggezione continua per anni senza che nessuno ascoltasse il loro disagio, nonostante la situazione era sotto gli occhi di tutti, infatti i ragazzi mendicavano nei luoghi frequentati da compagni di scuola e insegnanti.
Le condizioni a cui li sottoponevano i genitori hanno alterato il desiderio e il bisogno di frequentare la scuola in maniera continua e studiare come tutti i coetanei facevano.
Una gabbia di violenze costruire per anni da chi invece si doveva occupare con amore di loro, un quadro terribile confermato anche dalle testimonianze raccolte dagli inquirenti, fra le quali alcune donne cui cui la giovane 14enne si era confidata.
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