All’alba sono scattati gli arresti e le perquisizioni da parte delle Fiamme Gialle. Il blitz disposto dalla procura di Roma non riguarda solo la Capitale e il Lazio, ma anche diverse altre regioni d’Italia. Ribattezzata ‘Labirinto’, l’operazione ha smascherato una presunta rete di tangenti che coinvolgerebbe politici, imprenditori e funzionari accusati di dividersi gli appalti dei ministeri. Tra gli indagati anche il parlamentare Ncd Antonio Marotta e l’ex sottosegretario all’Istruzione del governo Berlusconi Giuseppe Pizza.
In totale sono 24 le persone arrestate. Il deputato Marotta però si difende e spiega di essere estraneo ai fatti e di non capire come sia possibile che il suo nome figuri nelle indagini.
Il blitz di oggi ha portato, oltre ai 24 arresti (dodici in carcere e dodici arresti domiciliari), cinque misure interdittive (obbligo di dimora e divieto di attività professionale), al sequestro di più di 1,2 milioni di euro tra immobili. Le indagini sono partite da segnalazioni per operazioni sospette nei confronti di un consulente tributario romano e di un rete di società a lui riconducibili con cui manovrava grandi somme di denaro tra i conti correnti personali ed aziendali. Gli investigatori hanno scoperto un labirinto ben strutturato di imprenditori che operavano illecitamente e che negli anni oggetto d’indagine hanno movimentato oltre 10 milioni di euro giustificati da fatture false a scopo di evasione e per costituire riserve nascoste al fisco da usare attraverso una serie di società gestite da prestanome.
Figura centrale dello scoperto sistema affaristico-criminale è un faccendiere capitolino, originario della Calabria, attivo nel settore delle pubbliche relazioni che, forte di appoggi politici e grazie a salde, antiche relazioni con personalità di vertice di enti e società pubbliche, “costituiva lo snodo tra il mondo imprenditoriale e quello degli enti pubblici – scrivono gli inquirenti – svolgendo un’incessante e prezzolata opera di intermediazione nell’interesse personale e di imprenditori senza scrupoli interessati ad aggiudicarsi gare pubbliche”. Il faccendiere, sfruttando i legami stabili con la politica, si adoperava anche per favorire la nomina, ai vertici di enti e di società pubbliche, di persone a lui vicine, così acquisendo ragioni di credito nei confronti di queste che, riconoscenti, risultavano permeabili alle sue richieste. Il capo dell’organizzazione usava uno studio accanto al Parlamento, per ricevere denaro di illecita provenienza, occultarlo e smistarlo, avvalendosi in un caso anche della collaborazione del parlamentare attualmente indagato, che secondo gli inquirenti “lo ha attivamente coadiuvato nelle attività di illecita intermediazione”. Per ‘ammorbidire’ i controlli fiscali e agevolare le pratiche di rimborso delle imposte, il consulente si avvaleva anche di due dipendenti dell’Agenzia delle Entrate di Roma, finiti in manette.
CHI SONO GLI INDAGATI
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