La crisi del Movimento 5 Stelle a Roma sembra superata, per il momento. L’impasse sulle nomine invise al direttorio è stata risolta con l‘intervento personale di Beppe Grillo, le pubbliche scuse di Luigi Di Maio e alcuni allontanamenti dall’amministrazione. Anche il mini direttorio che aveva messo sotto tutela Virginia Raggi si è sciolto.
Tutto ok dunque? No. I problemi arrivano adesso: Roma ha un debito pubblico colossale accumulato nei decenni e aggravato da alcune spese fuori bilancio lasciate in eredità dal commissario Tronca. Per essere onesti bisogna però dire che queste ultime spese sono come gocce in confronto al mare dei debiti pregressi della Capitale.
Il trucco attraverso il quale le varie amministrazioni sono riuscite a tirare avanti è stato sempre lo stesso: trasferimenti di denaro pubblico dalle casse dello Stato.
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Sia chiaro, questo giochetto non riguarda esclusivamente Roma: solo per fare un esempio nel 2008 il governo Berlusconi salvò Catania dal fallimento con un’iniezione di liquidità di 140 milioni di euro. All’epoca Catania usciva da un’amministrazione di centrodestra e dopo pochi mesi di commissariamento sarebbe stata nuovamente amministrata dal Popolo delle Libertà.
E non si tratta di un andazzo moderno: il primo intervento salva-Roma avvenne cent’anni fa, quando sulla sedia del primo cittadino c’era Ernesto Nathan.
Quando governo nazionale e amministrazione comunale giocano nella stessa squadra il trasferimento di denaro avviene in maniera quasi automatica perché salvare una città amministrata dai propri uomini produce un ritorno elettorale e di immagine, mentre abbandonarla a se stessa rappresenta invece un irreparabile autogol.
Ma cosa succede quando il governo nazionale e l’amministrazione comunale giocano in squadre diverse? In genere le elargizioni sono più contenute e vengono concesse solo dietro una trattativa: per esempio il partito al quale appartiene il sindaco col cappello in mano viene invitato a lasciar passare leggi che non gli piacciono.
Roma ha accumulato un debito shock stimato in 12 miliardi di euro (dati di aprile 2016). Negli anni dell’amministrazione Alemanno il governo Berlusconi intervenne per evitare il default creando una sorta di bad company per la gestione del debito.
Per amministrare una città non basta aizzare laggente, essere honesti e combattere la ka$ta: servono anche i soldi, e tanti.
Sulla testa del sindaco di Roma c’è una spada di Damocle. Quanta voglia ha Matteo Renzi di salvare la pelle a Virginia Raggi?
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Prepariamo i pop corn perché nei prossimi mesi se ne vedranno delle belle.
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