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Categories: Cronaca

Roma fa schifo? Se pensiamo al trasporto pubblico certamente sì

Roma fa schifo davvero? Un noto blog, in modo provocatorio, si chiama proprio così, “Roma fa schifo”, e da anni denuncia tutte le cose che non funzionano nella Capitale. E sono tante, troppe. Roma resta una città bellissima, ma è innegabile che la situazione sia davvero critica.

Ad agosto 2015, ci chiedevamo: “Roma fa schifo come dicono?”. Due anni dopo la situazione non sembra essere migliorata, nonostante l’avvento in pompa magna della giunta pentastellata di Virginia Raggi.

«Torneremo a riveder le stelle», aveva promesso. Ad oggi, più che le stelle, i romani continuano a vedere la solita disorganizzazione e la deprimente inefficienza che regnano sovrane in tanti ambiti. La sindaca ha ricevuto un’eredità pesantissima e non possiede la bacchetta magica, vero. Ma dopo più di un anno era lecito sperare perlomeno in un inizio di cambio di rotta.

Ma non parleremo di politica né delle solite beghe interne all’amministrazione. Roma negli ultimi giorni è finita in prima pagina a causa della situazione di Atac, la società concessionaria del trasporto pubblico di Roma Capitale.

Atac è un malato in codice rosso, rischia il crac e non garantisce un servizio degno per una capitale europea. Questo lo possiamo dire. Senza ombra di dubbio, i trasporti pubblici a Roma fanno schifo. Soprattutto in estate.

L’incubo del trasporto pubblico in estate

L’estate a Roma, per pendolari e turisti che vogliono spostarsi con autobus e metro, è un vero e proprio incubo. L’esasperante inefficienza del trasporto pubblico romano è la prima cosa che salta all’occhio arrivati in città. Prima ancora delle meraviglie artistiche e paesaggistiche. Come uno schiaffo in faccia.

La situazione dei mezzi pubblici a Roma è degenerata negli ultimi due o tre anni. Prima, almeno il centro era servito abbastanza bene e gli autobus principali, quelli che fanno la spola tra San Pietro e la stazione Termini, passando per piazza Venezia, Trastevere e Campo de’ Fiori erano abbastanza frequenti. Così come i mezzi che collegavano il centro ai primi quartieri residenziali (le periferie sono state sempre abbandonate a se stesse o quasi).

Poi, con il taglio delle corse, le attese sono passate da lunghe a infinite. Si arriva a piazzale dei Cinquecento, il capolinea degli autobus all’uscita della stazione Termini, e si vedono le banchine semivuote. Con i turisti accalcati in attesa di rimanere accalcati negli autobus 40 e 64.

Con l’estate la situazione è precipitata. Da sempre a luglio, ma soprattutto ad agosto, prendere l’autobus diventa un’impresa che nemmeno Dante e Virgilio per attraversare i gironi infernali. Le attese si fanno più snervanti del solito: l’orario estivo corrisponde a quello in vigore tutto l’anno il sabato e la domenica. Ad agosto il taglio del 20% delle corse si somma al primo taglio del 15% di luglio.

Tradotto: pochi mezzi, interminabili minuti in banchina, anche un’ora, sotto il sole cocente, e poi tutti ammassati, appassionatamente, all’interno di vetture surriscaldate e spesso maleodoranti. Perché non tutti si lavano, e con 40 gradi certe ascelle la fanno da protagonista.

La situazione, più si va verso la periferia, più si fa insostenibile.

Questo perché gli autisti vanno, in massa, in ferie. Vero che la città si svuota e che, in teoria, c’è meno bisogno di mezzi pubblici. Ma c’è un limite a tutto: la capitale d’Italia non può restare, di fatto, con centinaia e centinaia di autobus parcheggiati nelle rimesse.

«In Atac c’è chi non arriva a tre ore effettive di guida»
Non sono solo le ferie, il problema. Per undici mesi l’anno, oltre a un parco mezzi vecchi e scadenti, il malfunzionamento sarebbe causato anche dall’assenteismo degli autisti. «Si parla di turni massacranti e c’è gente che non arriva a tre ore effettive di guida, quando le fanno. Bisogna che si prenda coscienza anche di questi problemi. Non si timbra, malgrado le regole dicano altrimenti, e si prendono salari su orari di lavoro presunti. È intollerabile sia nei confronti di chi fa il proprio mestiere, sia di coloro che un lavoro non riescono ad averlo»: a sbatterci in faccia la dura realtà è stato Bruno Rota, ormai ex direttore generale dell’azienda trasporti della Capitale.

Prima di essere silurato dalla Raggi (che lo aveva chiamato per ripetere gli stessi miracoli di Milano con l’Atm), nell’intervista al Corriere Rota aveva messo in guardia dal concreto rischio fallimento di Atac, visto che anche il pagamento degli stipendi sarebbe a rischio.

«Se i mezzi si rompono non è mica colpa nostra»
«È vero non timbriamo il cartellino, ma appena ci mettiamo alla guida, digitiamo su un display la nostra matricola e da quel momento il percorso è controllato dal satellite. Non possiamo barare e poi se i mezzi si rompono non è mica colpa nostra», la difesa, sempre tramite Corriere, di un autista di 36 anni.

L’uomo, rimasto anonimo per evitare «di essere mobbizzato», ha scongiurato anche il rischio fallimento: «Questo è un servizio indispensabile per la città e troveranno il modo di andare avanti anche questa volta».

Metro tra attese più lunghe e fermate chiuse per lavori

E la metro? In generale, la linea A Anagnina-Battistini, quella che attraversa quasi tutti i luoghi turistici (da San Pietro a piazza di Spagna, passando per piazza del Popolo e San Giovanni), è abbastanza efficiente. Meno la linea B, dove le attese sono sempre più lunghe e la probabilità di viaggiare nei convogli dell’anteguerra è ancora alta.

In estate la situazione peggiora anche in metro, e l’attesa media, anche nella linea A, arriva a 5-6 minuti quando va bene.
Senza considerare che parte della linea A ad agosto va in ferie per lavori: «Per lo svolgimento di lavori di completamento della stazione San Giovanni della linea C della metropolitana e del nodo di interscambio tra la linea C e la linea A, dal giorno 31 luglio al 3 settembre, la linea A della metropolitana non sarà attiva nella tratta compresa tra Termini e Arco di Travertino».

Non contate troppo sulle navette sostitutive: saranno sempre poche rispetto alla massa di pendolari che ne necessiteranno. Traduzione: andate a piedi che fate prima.

Le padroni della metro? Le baby borseggiatrici

Chi non va mai in ferie, a Roma, sono loro: le baby borseggiatrici della metro. A spadroneggiare nella metropolitana della capitale d’Italia, indisturbate, sono le bande di ragazzine (ma anche ragazzini), quasi sempre di etnia rom, che borseggiano impunite ogni giorno.

Di video, su YouTube, ce ne sono a bizzeffe. Le piccole mano lesta colpiscono in particolare sulle banchine delle fermate turistiche (attenzione soprattutto da Flaminio a Termini, ma anche passeggiando lungo i Fori Imperiali, come in foto). Basterebbe tenere sempre borse e borselli davanti, evitare di mettere il portafogli nella tasca posteriore dei pantaloni e tenersi lontani dalla calca all’ingresso dei treni, prediligendo le carrozze esterne.

Borseggiatrici impunite, dicevamo, perché essendo minorenni sono di fatto protette dalla legge italiana. E così, chi prende spesso la metro a Roma, assisterà al solito, estenuante e frustrante teatrino alla “guardia e ladri” tra i vigilantes e le ladruncole. Con i primi che fanno spallucce («non possiamo farci niente») e le ragazzine che se la ridono beffarde.

E quando vengono colte con le mani nel sacco, nel peggiore dei casi finiranno nei centri di accoglienza per minori da cui scapperanno dopo poche ore. Per fare ritorno nel loro territorio, a caccia di nuovi polli da spennare.

Anche perché loro, stando alla confidenza di un ex impiegato in metro, preferiscono la farsa dell’arresto alle botte che prenderebbero tornando a casa senza malloppo.

È inconcepibile che nessuno faccia qualcosa per fermarle, e soprattutto che dopo anni e anni nessuno riesca ad arrivare ai loro capi, quelli sì imputabili.

La cosa che fa più male? Il clima di resa e rassegnazione
Alla stazione Termini, in superficie, la situazione appare migliorata. Gli abusivi che pretendono monete (spesso con fare minaccioso) davanti alle macchinette automatiche dei biglietti, ci sono sempre. Ma sono aumentati i controlli.

La cosa che fa più male? Il clima di resa e rassegnazione che aleggia intorno a tutto ciò. «Stiamo lavorando», è il mantra della sindaca Raggi. Ma la sensazione di una città allo sbando, purtroppo, persiste.

Soprattutto se pensiamo agli altri annosi problemi, dai rifiuti e Mafia Capitale (senza mafia). Per non parlare dell’emergenza idrica, anche se questa non è una questione prettamente romana. Ma questa è un’altra storia.

Francesco Minardi

Francesco Minardi è stata collaboratore di Nanopress dal 2016 al 2018, occupandosi principalmente di cronaca e politica interna ed estera,

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