È stato un pizzaiolo a scatenare la psicosi da terrorismo alla stazione Termini di Roma. Un innocuo e un po’ matto papà di 44 anni che voleva solo regalare un fucile giocattolo al figlio, ma che ha gettato nel panico migliaia di pendolari e messo alla prova il sistema di sicurezza romano. Una storia che da un lato fa sorridere (almeno a chi non era presente lunedì in stazione), dall’altro pone una questione spinosa: siamo davvero sicuri? Come ha fatto un uomo a entrare in metropolitana con un fucile?
“Sembrava di essere al Bataclan”
Lo scenario in metropolitana del tardo pomeriggio è il solito: migliaia di pendolari stanchi e schiacciati nei vagoni, un occhio all’orologio, l’altro al portafogli. Tanta voglia di tornare a casa. Tutto come sempre. Pare. Invece spunta un uomo col fucile ed è il panico. La prima segnalazione alla Polfer arriva alle 19.42: una donna giura di aver visto un uomo armato alla fermata Bologna (cinque minuti da Termini). Le immagini riprese dalle telecamere di sicurezza confermano: l’uomo indossa un cappellino bianco e un giubbotto celeste. È subito allarme terrorismo.
Quattordici volanti vengono spedite a sirene spiegate a Termini. Il sospetto intanto arriva alla stazione seminando il panico tra chi si accorge del fucile. La gente comincia a fuggire, nascondendosi nei negozi o uscendo nel piazzale. Tra i testimoni c’è chi racconterà: “Sembrava di essere al Bataclan”. Nel frattempo arrivano le forze dell’ordine e le teste di cuoio che fanno evacuare la stazione, abbassare le saracinesche ai negozi e bloccare i treni. La stazione della capitale è paralizzata proprio nell’ora di punta. Sui social impazzano foto e status che invitano a restare lontano da Termini. È psicosi da terrorismo. C’è un uomo armato di fucile, che altro può essere? Roma e l’Italia tremano.
“Volevo regalare un fucile giocattolo a mio figlio”
La stazione viene bonificata, non ci sono più tracce del tipo. Alle 20.48 l’allarme cessa e si torna alla normalità. Ma dov’è finito il sospetto? Non accorgendosi dello scompiglio provocato era salito tranquillamente sul treno per Anagni, provincia di Frosinone. Perché non parte?, si era chiesto, maledicendo il solito ritardo. Accanto a lui un carabiniere fuori servizio, all’oscuro di tutto. Aveva fissato perplesso il fucile ma l’uomo lo aveva rassicurato: “È un giocattolo per mio figlio”. Il militare si era tranquillizzato e solo all’arrivo a casa scoprirà quanto successo e che aveva perso l’occasione per far cessare definitivamente l’allarme. L’uomo verrà trovato martedì mattina, dopo 15 ore, e portato in caserma per essere interrogato. Si tratta di un pizzaiolo di 44 anni, con qualche disturbo psichico. Separato, ogni settimana va a trovare il figlio ad Anagni. Ha confermato che il fucile era un giocattolo e che non si era accorto di nulla. Rischia comunque la denuncia per procurato allarme.
Come può un uomo armato entrare in metro indisturbato?
E se fosse stato davvero un terrorista? Ciò che successo lascia seri dubbi sull’efficienza del sistema di sicurezza di Roma. Il pizzaiolo ha potuto girare indisturbato con un’arma. È salito alla stazione metro Jonio (linea B) superando tranquillamente i tornelli. Ha sceso le scale, è arrivato in banchina salendo sul treno, dove ha viaggiato per una decina di minuti prima di arrivare a Termini. Qui è sceso, ha superato altre rampe di scale ed è salito, eludendo di nuovo i controllori dell’Atac. Una volta in superficie ha potuto tranquillamente superare i varchi di accesso ai binari, dove il personale delle Ferrovie dello Stato controlla che la gente abbia il biglietto.
Come mai gli addetti della metro e della stazione non si sono accorti che aveva un fucile, seppur giocattolo? Come mai nessuno di loro lo ha fermato e l’allarme l’ha dovuto lanciare una semplice cittadina? E come mai nemmeno ai varchi dei binari è stato fermato? Per non parlare del buco nella comunicazione: possibile che nessuno abbia avvertito il personale all’interno dei treni fermi? In questo modo il carabiniere avrebbe saputo di avere accanto l’uomo più ricercato di Roma e avrebbe potuto chiarire subito l’equivoco. Questioni importanti in un periodo storico in cui la minaccia del terrorismo è concreta e l’allerta massima. Una cosa è certa: se il pizzaiolo fosse stato davvero un terrorista staremmo qui a parlare di una tragedia.