L’incubo di Alina
La chiameremo Alina ma per questioni di sicurezza non è stata resa nota l’identità della ragazzina di 15 anni che veniva costretta da due donne a prostituirsi in una casa di appuntamenti della Capitale, precisamente in via Casilina.
L’incubo di Alina inizia nel gennaio del 2016, quando i genitori la affidano alle ragazze di 30 e 35 anni con la promessa di farle trovare lavoro in Italia. La famiglia di Alina è molto povera e vive in una condizione di indigenza estrema, così accetta la proposta delle donne.
Alina arriva a Roma e va a vivere in una casa che le due prendono in affitto sulla via Casilina, a sud della Capitale ma qui scopre subito che l’iniziale proposta lavorativa come baby sitter non è tale.
Infatti le vengono scattate foto intime in posizioni inequivocabili e poi gli scatti vengono pubblicati online oscurando il viso. Ad Alina vengono sequestrati i documenti per evitare che si risalga al fatto che è minorenne, poi le viene dato un cellulare da cui può ricevere solo chiamate in entrata.
Un piano studiato nei minimi dettagli dalle due aguzzine, che poi hanno fatto la stessa cosa con la sorella maggiore, obbligandola anche a controllare che tutti i guadagni effettivi di Alina venissero consegnati.
In alcuni casi addirittura la 15enne era costretta a tenere il cellulare acceso durante i rapporti sessuali per far sentire tutto alle donne, che in questo modo si assicuravano anche che i pagamenti fossero regolari e che il cliente versasse l’intera somma pattuita.
La povera Alina era costretta a una media di 5 incontri al giorno ma finalmente sono arrivati in suo soccorso gli agenti di polizia del comando di Torpignattara.
L’arresto
Grazie a indagini sul campo e online, i poliziotti si sono accorti che qualcosa non andava e così hanno effettuato un blitz nell’appartamento in via Casilina dove avvenivano le violenze.
Fingendosi clienti, sono riusciti a incastrare le donne, di cui una ha una figlia di 5 anni. Nel momento dell’incursione era presente anche la mamma della 15enne che era venuta a trovarla, all’oscuro dell’intera vicenda.
All’interno dell’appartamento c’erano profilattici ovunque e biancheria intima di ogni tipo.
La ragazza rumena era stata affidata nel 2016 a due sorelle, amiche di famiglia, le quali hanno pensato bene di guadagnare dal suo corpo ma la famiglia è rimasta scioccata e ha dichiarato di non essersi mai accorta di nulla.
Le donne l’hanno portata a Roma nello stesso hanno, in cui appunto era 15enne e secondo gli inquirenti sarebbe stata costretta a circa 5 rapporti sessuali al giorno con uomini di ogni età. I proventi ovviamente venivano intascati dalle due sorelle, che ora sono state arrestate e condannate dal Tribunale di Roma a 7 e 6 anni con l’accusa di prostituzione minorile.
I clienti sono stati scagionati perché non sapevano che si trattasse di una minorenne.
Per il legale della difesa si tratta di una sentenza assurda perché la giovane è venuta in Italia sapendo ogni cosa.