Nell’Italia del 2019 disgustosi rigurgiti nazifascisti si ostinano a tornare a galla: la vittima di oggi è una professoressa universitaria “colpevole” di portare con sé una borsa con una stampa ebraica.
La vittima è Alessandra Veronese, professoressa di storia medioevale ed ebraica all’Università di Pisa. Lo scorso 17 gennaio la professoressa si trovava nel centro di Roma, dove aveva appuntamento con un’amica. Essendo arrivata in anticipo ha deciso di soffermarsi a guardare la vetrina di una libreria. Sotto il suo braccio c’era una borsetta di tela con scritte in ebraico. La professoressa, come ha spiegato alla stampa, aveva ottenuto quella borsetta durante un corso di yiddish seguito alcuni anni fa a Tel Aviv.
La donna si è accorta che uno sconosciuto la stava fissando. Ad un certo punto l’uomo si è alzato dai gradini sui quali era seduto e ha iniziato ad avvicinarsi esibendo uno sguardo di odio e disprezzo. Giunto a pochi centimetri da lei le ha infine sputato addosso e si è allontanato lasciandola sotto shock.
Un altro giovane ha spiegato alla professoressa che l’assalitore è un neonazista conclamato (riconoscibile anche da una svastica tatuata sul braccio) che ha già provocato e aggredito altri malcapitati. La prof ha denunciato l’episodio alla Digos ed ha affidato a Facebook uno sfogo: “Oggi a Roma: sono ferma davanti a Feltrinelli, aspettando una persona. Un tizio, con croce uncinata sul braccio, mi si avvicina e mi sputa in faccia. Io sono rimasta così allibita che non ho neppure reagito. Ho poi capito che probabilmente lo ha fatto perché avevo una borsa di tela del corso di yiddish fatto a Tel Aviv. Prove di antisemitismo. Che schifo”.
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