Dopo Il primo re, coraggiosa rivisitazione del mito di Romolo e Remo, Matteo Rovere torna a far parlare i suoi attori in protolatino in una produzione originale dedicata al mito di Roma e indipendente rispetto al film dello scorso anno.
In un mondo primitivo, quello dell’VIII secolo a.C., l’uomo è sottomesso al dominio incontrastato della natura e degli dèi, combatte per la propria sopravvivenza e per quella della propria stirpe. E brama vendetta.
Là dove la storia incontra il mito, nelle origini appunto di Roma, è ambientata la vicenda di questa nuova serie che attraverso una accurata ricostruzione storica promette di affascinare non solo gli appassionati del genere.
Il progetto di ricostruire un intero mondo e popolarlo di uomini e donne completamente calati nell’atmosfera in cui si trovano ad agire ha spinto la produzione a girare le varie scene in luoghi decisamente ostici, come grotte sotterranee e paludi, con lo scopo di restituire allo spettatore un affresco quanto più realistico possibile.
Romulus racconta le lotte per la sopravvivenza dei popoli della Lega latina, fiaccati dalla siccità e dalla carestia, racconta di un destino segnato dalla volontà degli dèi e dai capricci della natura.
Ma di fronte all’accettazione passiva del fato, ecco la possibilità di esserne artefici; di fronte alla presenza ostile delle divinità, ecco l’opportunità di crearsi un proprio destino, al di là degli dei e oltre ciò che è già stato scritto.
Affresco epico della nascita della città eterna, storia e mito in un racconto che, come le narrazioni antiche, unisce alla ricostruzione delle lotte dell’VIII secolo a.C. la messa in scena di sentimenti a volte contrastanti, nel tentativo di rendere la ricostruzione della fondazione di Roma quanto meno realistica.