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Rosa Chemical a Sanremo ci invita a riflettere sulla (poca) apertura mentale della società attuale

Tra i 28 artisti in gara a Sanremo quest’anno ce n’è uno che sta destando un certo clamore: Rosa Chemical, che ha promesso di portare sul palco dell’Ariston “il sesso, l’amore poligamo, il porno su Only Fans”, suscitando un certo disdegno in alcuni esponenti di Fratelli d’Italia e meritando uno sproloquio da parte della deputata Maddalena Morgante che, in una dichiarazione divenuta in poche ore virale, ha tentato di demolire la scelta della Rai di ospitare un artista che possa rappresentare con le sue canzoni il gender fluid. Alla fine è arrivata la risposta di Amadeus. In ritardo, ma è pur sempre arrivata. E ci ha mostrato che a volte l’ironia batte la chiusura mentale e rispondere il sorriso è la migliore arma contro la rabbia (ingiustificata).

Amadeus – Nanopress.it

Sanremo ormai è alle porte e, come ogni anno, iniziano già con largo anticipo a piovere critiche sulla kermesse. Quest’anno, però, c’è qualche motivo in più per far scoppiare polemiche e il motivo ha un nome e un cognome: Manuel Franco Rocati (meglio conosciuto come Rosa Chemical). Dopo lo “sfogo” della deputata Maddalena Morgante, è arrivata la risposta di Amadeus. Breve, concisa, ma tagliente. E dobbiamo rendergli grazie per averci dimostrato che a volte non c’è bisogno di urlare per farsi ascoltare, ma soprattutto dobbiamo riflettere sugli insegnamenti che vogliamo dare (con e senza Festival) ai più piccoli.

Sanremo e le polemiche su Rosa Chemical

Sì, va bene, Rosa Chemical in un’intervista rilasciata a Vanity Fair aveva affermato che avrebbe portato sul palco dell’Ariston “il sesso, l’amore poligamo e i porno su Onlyfans” (e questa info gentilmente offerta dall’artista – perché così vuole essere definito, non gli va bene né cantante né rapper – era diventata anche il titolone della sua intervista) e sì, è vero, lui stesso aveva ammesso che nella serata delle cover avrebbe parlato di “autoerotismo e masturbazione femminile, uno dei grandi tabù” (che poi cosa c’è di tanto strano, chiediamo per un amico?), ma quindi? Perché tutto questo clamore intorno a lui?

Certo, se volessimo ripercorrere l’evoluzione del Festival di Sanremo dai tempi di Grazie dei fiori – la primissima canzone a vincere nel ’51 – ad oggi, troveremmo una kermesse partita nella massima sobrietà dell’epoca (ma negli anni ’50-’60 chi poteva non esserlo?), con pochissimi artisti in gara e delle esibizioni in stile café-chantan, con tanto di pubblico comodamente seduto su tavolini e hostess che giravano con delle urne, nelle quali ognuno poteva infilare la sua scheda di preferenza e diventata di portata nazionale prima, internazionale poi (il fatto che il primo classificato possa accedere direttamente all’Eurovision ne è la prova). Ma che ormai il Festival sia diventato il teatro di rappresentazioni (anche a volte dissacranti) della realtà, era chiarissimo a tutti. Quindi oggi c’è poco di cui meravigliarsi, suvvia.

Eppure pare che a cadere dalle nuvole siano stati alcuni esponenti di Fratelli D’Italia, estremamente preoccupati per la guerra “gender fluid” (contro l’umanità) di Rosa Chemical e per la sua rappresentazione della (sua) realtà. E infatti, a rompere lo schema artista anti-convezionale-Ariston ci aveva pensato la deputata Maddalena Morgante che, nel corso di un intervento alla Camera diventato ovviamente virale, si era scagliata contro Rosa Chemical, ma sotto sotto (forse anche sopra sopra) contro Amadeus, il Festival, gli organizzatori, Rai1, Coletta, la storia della kermesse, l’Ariston e chi più ne ha più ne metta.

L’intervento della deputata iniziava così: “Desta sconcerto la notizia che Manuel Franco Rocati, in arte Rosa Chemical, in gara alla prossima edizione del Festival di Sanremo, porterà, come da lui stesso affermato, e chiedo scusa finora dei termini che utilizzerò, il sesso, l’amore poligamo e il porno su Only Fans”.

Alt: che l’artista sia anche un frequentatore assiduo della piattaforma è vero, tanto che la copertina del suo “Made in Italy”, sarà lanciata in due versioni, una clean, cioè destinata a tutti, e una non censurata, che sarà disponibile solo ed esclusivamente su OnlyFans e qui chi è iscritto alla piattaforma potrà vedere un corpo completamente nudo (ma che scandalo nel 2023), su una tavola imbandita in piedi, intento a calpestare le pietanza tipiche nostrane (nella versione “sobria” si vedono solo i piedi in sostanza, non ci sono altre parti del corpo scoperte, così da accontentare un po’ la parte casta della società). Il tutto a opera della content creator Alex Mucci, sexworker di professione (altro scandalo, sempre nel 2023). Ma quello che fa nel suo privato saranno anche fatti suoi, il fatto che lo ammetta pubblicamente non dà il diritto a nessuno di esprimere giudizi non richiesti al riguardo.

In ogni caso, tornando alla Morgante, la sua dichiarazione continuava così: “La rivoluzione fluida era iniziata da tempo al teatro Ariston, ma trasformare un appuntamento che ogni anno tiene incollato allo schermo famiglie e bambini, emblema della tv tradizionale convenzionale, nell’appuntamento più gender fluid di sempre è del tutto inopportuno”. Ma sì, lasciamo anche che i nostri figli minorenni accendano la tv e vedano tutto il trash che i programmi attuali ormai propongono, però indigniamoci se qualcuno parla di fluidità.

E ancora: “Nonostante viviamo nell’era dei social network, la televisione rimane il principale canale di informazione per i cittadini. E i maggiori fruitori del mezzo televisivo rimangono i minori e le famiglie che diventano la fascia di riferimento principale per la creazione di programmi”. Parentesi: se a qualche genitore dovesse dare troppo fastidio sentir parlare in prima serata di gender fluid et similia, può anche cambiare canale, hanno inventato i telecomandi per questo.

Infine: “Il Festival rischia di diventare l’ennesimo spot del gender e della sessualità fluida, temi sensibilissimi e che da sempre Fratelli d’Italia contrasta. È inaccettabile che tutto questo possa avvenire non solo nella tv di Stato, che troppo spesso dimentica il suo ruolo di pubblico servizio, e non soltanto con i soldi dei contribuenti, ma soprattutto davanti ai tantissimi bambini che guarderanno la televisione per una serata in famiglia”. Oppure magari i bambini potrebbero imparare presto che non bisognerebbe giudicare una persona dal suo aspetto fisico, dal suo orientamento sessuale e chi più ne ha più ne metta e tra qualche anno potremmo vivere tutti in un mondo popolato da adulti migliori di quelli che ci sono oggi in giro.

Rosa Chemical – Nanopress.it

Detto ciò, tutti aspettavano la risposta di Amadeus e finalmente è arrivata (con qualche giorno di ritardo, ma meglio tardi che mai).

La risposta di Amadeus e gli insegnamenti da dare ai più piccoli

Amadeus ha parlato: finalmente anche il conduttore del Festival di Sanremo – pardon, il “il festival della consapevolezza”, come lo ha definito Stefano Coletta, direttore di Rai 1 – ha detto la sua. Il direttore artistico della kermesse, con astuzia e un pizzico di sana ironia pungente, non ha dato adito alle polemiche, si è solo limitato a dire, parlando della Morganti e del suo lungo intervento pubblico: “Non sono d’accordo. Magari il pezzo di Rosa Chemical diventerà il preferito dei suoi figli, quindi lo ballerà anche lei”.

Insomma, più che una frecciatina quella di Amadeus è una vera e propria stoccata, ma va benissimo così, anche perché lui sa benissimo di essere “lo Swiffer delle polemiche” (scusate per la pubblicità occulta), perché attira in tutti i modi critiche, diatribe, contrasti tra chiunque. Del resto, Sanremo è Sanremo, è una delle manifestazioni più importanti di Italia da ormai più di 70 anni, è al centro dell’attenzione mediatica ogni anni già da dicembre (pur iniziando a febbraio e durando solo una settimana). Amadeus, però, ci ha dato una grande lezione di vita: non c’è bisogno di alzare troppo la voce per farsi ascoltare. Anzi, a volte l’ironia usata con intelligenza batte 1 a 0 il rancore senza neanche troppi sforzi.

Il problema, però, resta. E no, non è insito nel Parlamento, in Fratelli d’Italia, nella politica. Non dobbiamo generalizzare in questa direzione, dobbiamo farlo in modo universale: perché nel mondo – ma possiamo restare anche solo in territorio italiano – fa ancora così scalpore la tematica del gender fluid? Perché possiamo parlare liberamente di guerra, ma non possiamo parlare altrettanto liberamente di amore, ma anche, perché no, passione, sesso? Perché possiamo vedere in tv persone che litigano fino ad arrivare alle mani, ma non due uomini (oppure due donne) che si baciano?

Fortunatamente ci sono ancora nel piccolo schermo persone intelligenti che cercano, nel loro piccolo, anche magari non nel modo più saggio che esista, di normalizzare la questione. Tra queste non possiamo non citare Maria De Filippi, al timone, da tempo immemore, di programmi di enorme successo in tutto il Paese. Ebbene Queen Mary, conscia della portata nazionale che ha tutto quello che fa, ha pensato bene di inserire nel contesto di Uomini e Donne anche tematiche LGBTQ+ senza farcene rendere conto: ha così scelto come tronista un omosessuale, poi una donna trans, facendoci capire che sì, loro meritano una chance di trovare l’amore esattamente come gli eterosessuali, non è un reato vedere due uomini che si innamorano in tv, anche alle 15, così come non lo è vedere un/una trans intraprendere una storia d’amore con un uomo/una donna. Certo, come abbiamo anticipato, è chiaro che Uomini e Donne non sia proprio il programma intellettualmente più “alto” che la televisione italiana propone, ma non è questo il punto: la questione era rendere chiaro a tutti che non c’è e non deve esserci alcuna differenza tra individui, stop.

Peccato, però, che quasi nessuno abbia tratto del buono da questo esempio e che ancora oggi queste tematiche. Almeno, non lo ha fatto la Morganti, che ha parlato di Rosa Chemical e del gender fluid come se fosse un criminale e stesse commettendo un reato a parlare di amore, come se i bambini non potessero sentirne parlare, come se i minorenni potessero diventare deviati guardando e sentendo un artista che canta la libertà, il sesso, l’uguaglianza. 

No, non dovremmo proprio insegnare questo ai più piccoli: dovremmo far comprendere loro che le persone si giudicano in base a quello che sono, che hanno da offrire, che sanno dare e non in base a chi amano, che le persone intelligenti sanno guardare al di là di quello che vedono, che bisogna accettare anche ciò che vediamo “diverso” da noi. Quindi sì, che ben venga che il palco di Sanremo lo calchi Rosa Chemical. Anzi, più Rosa Chemical ovunque (e meno critiche magari).

Anna Gaia Cavallo

Mi chiamo Anna Gaia Cavallo, ho 30 anni, sono nata a Salerno e lì ho vissuto fino ai miei 18 anni. Poi il viaggio verso Siena per l'università, la laurea in economia e gestione d'impresa e poi il ritorno nella mia città natale. Qui, dopo un anno di lavoro nel settore economico, ho capito che non era questa la strada giusta per me e ho deciso di seguire quella che era sempre stata la mia più grande passione fin da piccola: la scrittura. A quel punto ho lasciato tutto quello che avevo costruito nei sei anni precedenti e ho intrapreso un altro percorso, quello che mi ha portato a diventare giornalista. Iscritta all'albo dei pubblicisti della Campania dal 2019, dopo aver attraversato diversi mondi, sono approdata sul pianeta Nanopress nel 2022 come editor e qui amo occuparmi di cronaca e attualità, ma quando mi capita di scrivere di musica raggiungo il massimo del piacere.

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