Con il secondo posto nel Gran Premio di Abu Dhabi, Nico Rosberg si laurea campione del mondo di F1 per la stagione 2016 e va a emulare Damon Hill (che nel 1996 vinse a 20 anni dal secondo successo del padre Graham, che trionfò nel 1962 e 1968) diventando il secondo figlio d’arte a completare l’impresa, 34 anni dopo il papà Keke. Gli bastava salire sul podio, ma ha compiuto un passo in più, posizionandosi dietro l’odiato compagno di team, Lewis Hamilton, peraltro campione iridato uscente. È naturalmente il primo titolo in carriera per il pilota tedesco della Mercedes, che a 31 anni raggiunge il punto più alto della propria carriera. Andiamo a ripercorrere la stagione che ha visto la sontuosa marcia del campione teutonico.
INIZIO A BOMBA
La stagione di Roseberg è iniziata col botto con quattro vittorie di fila, a sommarsi alle tre della fine della precedente. Dopo il debutto in Australia, Nico si è ripetuto anche in Bahrein, Cina e Russia. E subito si è pensato alla grandissima voglia di riscatto nei confronti di Lewis Hamilton, che l’anno precedente aveva vinto non proprio con grande classe nei festeggiamenti, soprattutto nei confronti del non così amato compagno di team. Ricordiamo tutti la scenetta dopo il podio di Austin in Texas che ha dato la matematica certezza del titolo al britannico, con il cappellino lanciato in grembo al tedesco che l’ha subito rimandato al mittente con astio. Che sia partita da lì la voglia di vincere proprio in faccia al rivale?
LE DELUSIONI IN SPAGNA, MONACO E CANADA
Dopo quattro vittorie di fila sono arrivati tre brutti risultati con il ritiro in Spagna (vittoria di Max Verstappen, la più “verde” di sempre a 19 anni appena) e due prestazioni decisamente sotto le righe a Monaco (superato sull’arrivo da Hulkenberg) con un settimo posto e in Canada con un quinto posto sul circuito di Montreal, con questi ultimi due GP che sono stati messi in cascina proprio da Hamilton, che si riproponeva in modo perentorio per la gara al nuovo trionfo iridato. Ma Rosberg non aveva certo gettato la spugna, anzi al contrario si era preparato alla risalita.
LA DIFFICILE FASE CENTRALE DEL CALENDARIO
E la risposta è arrivata in Azerbajan con la vittoria nel GP di Europa di Baku che ha spinto il tedesco nuovamente a buon punteggio in classifica, ma la fase centrale del campionato ha rivisto nuovamente Hamilton sfoderare tutta la propria classe e cattiveria agonistica con quattro vittorie in fila, andando a emulare il rivale. Il britannico si è imposto in Austria (con una lotta incredibile tra i due), Gran Bretagna, Ungheria e Belgio con Rosberg sul podio solamente nelle due gare centrali.
LE TRE VITTORIE DI FILA
Ma come un’altalena, terminato il buon momento di uno, inizia quello dell’altro e così è Rosberg a vincere tre gran premi di fila con le superbe prestazioni in Belgio, Italia e Singapore. Si arriva dunque al decisivo GP in Malesia con il ritiro di Hamilton a causa di una power unit andata in fumo e con il terzo posto preziosissimo di Rosberg dietro alle due redivive Red Bull. Si arriva al Giappone e Rosberg si porta a casa il bottino pieno consolidando la leadership.
IL FINALE
Un anno dopo, si ritorna sul luogo del “delitto” e Rosberg concede la vittoria a Hamilton ad Austin, ma è sul secondo gradino del podio con ancora 26 punti di margine sul britannico. Saranno sufficienti? L’altalena ritorna dalla parte della Union Jack e il margine si riduce ancora di più dopo il trionfo di Lewis in Messico con 19 lunghezze da recuperare che sono diventati 12 dopo il successo del Brasile. Hamilton completa il poker anche ad Abu Dhabi, ma non è sufficiente per ribaltare le posizioni e così Rosberg è campione.