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Categories: Ambiente

Rub’ al-Khali, deserto che diventerà un’oasi verde

Un’immensa riserva naturale lì dove c’era solo sabbia: non parliamo di una semplice oasi nel deserto, ma di una radicale trasformazione che interesserà Rub’ al-Khali, deserto che occupa una vasta porzione di territorio compresa tra l’Arabia Saudita, Oman, Yemen ed Emirati. Una superficie di sabbia rossa, oggetto da decenni di interesse delle compagnie petrolifere, che potrebbe tornare ad essere un paradiso verde, recuperando l’originario ecosistema pre-petrolifero.

Un progetto faraonico che sarà finanziato dai dollari della compagnia petrolifera Aramco, la più potente organizzazione saudita del settore con una produzione di quasi 13 milioni di barili al giorno, e guadagni quotidiani pari a un miliardo di dollari. La fase iniziale del progetto risale al 2012, ma solo un mese fa la società petrolifera ha annunciato il suo coinvolgimento: duplice scopo, unire ecologia e business, restituire la bellezza originaria di un luogo depauperato dagli scavi petroliferi, e renderlo anche un’attrazione turistica. Secondo le intenzioni, la nuova riserva naturale che sorgerà a Rub’ al-Khali occuperà uno spazio di 600 chilometri quadrati, per intenderci un’estensione quanto il vicino stato del Bahrein. L’impegno ecologico che si avverte tra gli sceicchi e il mondo finanziario mediorientale è comunque sincero, giacché hanno manifestato da tempo l’intenzione di rovesciare l’immagine di devastazione ambientale legata agli scavi petroliferi, recuperando oltretutto un amore per la propria terra sacrificato in nome del denaro nei decenni passati.

Un segnale esplicito di questa controtendenza lo rivela la volontà saudita di voler rimpatriare gli orici bianchi, una sottospecie di antilope originaria in Medio Oriente, mandati nei giardini ecologici della California senza troppi complimenti per salvarli dall’estinzione, quando l’ambientalismo non era ancora di moda e l’orice veniva sterminato senza troppi complimenti dai cacciatori. Non sarà compito facile ripopolare la fauna in questo vasto territorio ora desertico dopo decenni di distruzione: benché non siano state rese note le cifre di questa ingente operazione, la compagnia saudita è seriamente intenzionata a trasformare Rub’ al-Khali nel paradiso del turista ambientalista, quello che ama trascorrere le proprie vacanze a stretto contatto con la natura selvaggia. Il carattere artificiale di questa operazione ricorda analoghe cattedrali nel deserto realizzate a Dubai e in altri luoghi turistici del Medio Oriente, con l’intenzione di aprire anche le porte dell’Arabia Saudita al turismo estero, che era severamente proibito fino a pochi anni fa. La strada per l’oasi verde di Rub’ al-Khali è ancora lunga, ma la Aramco ha tutta l’intenzione di vincere questa immane sfida di immagine e di sostanza.

Giulio Ragni

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