La nota di Palazzo Chigi che informa che il governo non sarà più parte civile nel processo Ruby ter, in cui è imputato anche Silvio Berlusconi.
Il governo in questo modo rinuncia a chiedere i danni a Silvio Berlusconi, a due giorni della sentenza del processo cosiddetto “Ruby ter“. Secondo quanto riferito da Palazzo Chigi, la scelta di costituirsi parte civile arrivata nel 2017 da parte del governo Gentiloni fu politica, con la presidenza del consiglio che aveva chiesto risarcimenti per milioni di euro. “La formazione di un nuovo governo, espressione diretta della volontà popolare, determina una rivalutazione della scelta in origine operata”.
Processo Ruby ter, il governo ritira la candidatura a parte civile
La sentenza di primo grado è prevista per mercoledì, ma il governo Meloni ha rinunciato ai risarcimenti. Lo ha fatto ritirando la costituzione a parte civile nel processo Ruby ter, nel quale tra gli altri figura come noto anche Silvio Berlusconi. Il leader di Forza Italia nel filone milanese del processo è stato chiamato a difendersi dalle accuse di corruzioni in atti giudiziari, e di aver pagato le partecipanti delle cene di Arcore per la loro falsa testimonianza al processo Ruby uno e due.
Il governo Gentiloni nel 2017 aveva chiesto il risarcimento di 10 milioni di euro, con la motivazione di discredito planetario, che era piombato sullo Stato dopo i comportamenti del senatore di Forza Italia. Da parte dei pm nel maggio del 2022 era stata chiesta la condanna a sei anni di reclusione, mentre il difensore del Cavaliere aveva chiesto l’assoluzione per l’inattendibilità di alcuni verbali.
Ruby ter, la nota di Palazzo Chigi: “Rivalutazione della scelta”
Si arriva dunque alla serata di oggi e alla nota di Palazzo Chigi. Il governo ha fatto sapere che non intende più essere parte civile nel processo, che la costituzione era stata disposta da un governo in base a “valutazione sue proprie” in un momento in cui non erano ancora arrivate sentenze. La nota conclude: “La formazione, avvenuta nell’ottobre 2022, di un nuovo governo, espressione diretta della volontà popolare, determina una rivalutazione della scelta in origine operata”.
In sostanza, il governo Meloni ritira la costituzione dopo le elezioni di un governo vicino al senatore Berlusconi, rifacendosi alle assoluzioni di Siena e di Roma del numero uno di Forza Italia. Questo passaggio è ben spiegato infatti nella nota, dove si sottolinea come la decisione appare “opportuna” alla stregua delle assoluzioni. Quella della corte di Milano del 2014, quella di Roma nel 2022, relativa alle accuse di concussione e sfruttamento della prostituzione minorile.
Licia Ronzulli, senatrice di Forza Italia si dice soddisfatta, parlando di un governo che non poteva costituirsi parte civile contro un alleato.