Putin ha bisogno di nuove truppe nella guerra contro l’Ucraina e, mentre la maggior parte degli abitanti delle regioni della Russia rimane calma, in Daghestan, invece, le donne manifestano contro la coscrizione dei loro mariti, fratelli e figli.
Sono scene di assoluto e totale coraggio quelle che si vedono in Daghestan in questi giorni. La stragrande maggioranza dei russi tace, perchè ha paura delle ritorsioni di Putin, o letteralmente (parliamo dei maschi) scappa il più lontano possibile per evitare di andare a morire in guerra. Il timore è che per evitare che le proteste nel Daghestan si allarghino in tutto il Paese, Putin ordini delle repressioni di massa.
Per ora sappiamo che migliaia di russi sono già fuggiti verso l Kazakistan. Il suo presidente Tokayev promette aiuto ai rifugiati e si stacca da Putin. Vitalij Averin (un diplomatico kazako) è impegnato in quella che il 38enne russo chiama “smobilitazione”. Averin consiglia i russi che vogliono disertare in Kazakistan prima di mobilitarsi nel paese. Vive lì, ad Almaty, la città più grande del Paese, dalla scorsa primavera.
Come membro di spicco del movimento di osservazione elettorale e democrazia “Golos” (voce), Averin, come riporta in un’intervista dal Kazakistan, ha minacciato un’azione penale in Russia. E’ probabile che il Kazakistan sia il paese in cui la maggior parte dei russi si è recata, effettivamente fuggita, da mercoledì scorso, quando il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato la mobilitazione.
Il confine tra i due paesi è il confine terrestre più lungo della terra, ci sono numerosi valichi. I russi possono attraversarlo con la loro carta d’identità equivalente, poiché il Kazakistan e la Russia sono entrambi membri dell’Unione economica eurasiatica. Tuttavia, Awerin consiglia ai suoi protetti di portare con sé il passaporto se possibile: il timbro d’ingresso in esso contenuto è una condizione per una serie di servizi in Kazakistan.
In caso di emergenza, tuttavia, si può richiedere il passaporto presso un posto consolare russo in Kazakistan: questo è un altro vantaggio del Paese. Dopo le sanzioni occidentali contro le banche russe in seguito all’attacco all’Ucraina, il paese confinante a sud è diventato il salvacondotto di molti russi che richiedono un codice fiscale e vi aprono un conto.
Perché il Kazakistan, che tradizionalmente vuole essere in buoni rapporti con tutte le parti nel quadro di una “politica multi-vettoriale”, non rischia di essere soggetto alle sanzioni occidentali e può anche fungere da porta di accesso alla Russia. Non è chiaro quanti russi siano venuti da mercoledì, inizialmente per rimanere nel Paese e aspettare di vedere come si svilupperà la mobilitazione, o per viaggiare ulteriormente, ad esempio attraverso gli aeroporti della capitale Astana e di Almaty.
Potrebbero benissimo essere decine di migliaia di russi che anche dal Daghestan sono fuggiti qui. Il Kazakistan tra le altre cose non vuole riconoscere i “referendum” che Putin ha voluto nelle fare nelle regioni ucraine occupate dall’esercito russo. Finora, riferisce Awerin, la stragrande maggioranza delle persone è riuscita a lasciare il Paese. Da parte russa, è a conoscenza solo di due casi in cui a uomini è stato impedito di lasciare il Paese sulla base di ordini di commissari militari.
Le guardie di frontiera – che appartengono ai servizi segreti dell’FSB – hanno chiesto ad alcune persone in partenza se fossero a conoscenza dell'”operazione speciale” contro l’Ucraina e della mobilitazione. Voci di imminenti chiusure delle frontiere stanno alimentando l’afflusso, ma su quello con il Kazakistan non esistono condizioni come quelle al confine tra Russia e Georgia.
Prima del checkpoint di Verkhniy Lars, l’unico punto di passaggio tra la Russia e la Georgia attraverso il quale è possibile l’ingresso nelle parti non occupate del paese del Caucaso meridionale (perché i russi che arrivano attraverso le regioni separatiste dell’Abkhazia e dell’Ossezia meridionale non saranno in grado di entrare libera a sinistra della Georgia), si è formata una coda di migliaia di auto. Dalla Georgia si dice che non ci siano piani per limitare l’ingresso dei russi.
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