Dmitry Medvedev ‘non bluffa’ sul rischio di un’escalation nucleare, e avverte: “La Russia utilizzerà il nucleare se verrà attaccata con tali armi”.
Proprio come aveva già fatto Putin nel discorso sulla mobilitazione e sul referendum di cinque giorni fa, anche Dmitry Medvedev è tornato sulla possibilità di attacchi nucleari. Intanto in Ucraina, nei territori occupati, è l’ultimo giorno di votazioni del referendum.
Continuano le minacce sul possibile uso del nucleare da parte dei vertici del governo russo. Stavolta è toccato a Dmitry Medvedev, ex presidente e Primo Ministro, che ha parlato di una possibile escalation in caso di “minaccia per l’esistenza della Russia“. Le parole dell’attuale vicepresidente sono state riportate dalla Tass. Nel suo intervento Medvedev specifica che la Russia potrebbe utilizzare il nucleare nel caso venisse attaccata con tali armi.
Ma c’è un comune denominatore che risuona in tutti questi discorsi dal Cremlino, ossia il sottolineare che quello del nucleare “non è un bluff“. Insomma, quasi identiche le parole del vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Russia a quelle di Vladimir Putin, intervenuto col suo monologo pochi giorni fa sul referendum, oltre che sulla mobilitazione dei riservisti.
Ormai argomento sdoganato, quello dell’eventualità di un’escalation militare con armi nucleari. Il vicepresidente ha anche comunicato che la Russia farà tutto quanto in suo potere per non permettere ai Paesi ostili, come l’Ucraina, di acquistare armi nucleari. Intanto proprio nelle regioni occupate ucraine, oggi è l’ultimo giorno di votazioni.
In Russia continuano le manifestazioni contro le possibili mobilitazioni, e la sensazione è che si andrà verso una chiusura dei confini per gli uomini in età militare. A Mosca sono stati tanti i manifestanti arrestati dalla polizia, scesi in piazza per protestare contro la guerra e l’invasione in Ucraina.
Intanto oggi, nei territori occupati ucraini, è l’ultimo giorno in cui si potrà votare per il referendum proposto dalla Russia per l’annessione di quelle zone. Si tratta come noto delle regioni del Donetsk, di Lugansk, Kherson e Zaporizhia. Un referendum non riconosciuto dall’occidente e dalla stessa Ucraina, qualsiasi sarà il risultato come ampiamente annunciato da tutti i vertici internazionali.
Il discorso di Putin è atteso per il 30 settembre, alle Camere, come si apprende dai media di Mosca. L’annuncio dell’annessione, dopo il risultato dei referendum “farsa”, arriverà secondo l’intelligence britannica, sempre venerdì. Contrariamente alla comunità internazionale, la Russia continua a premere sulla validità dei referendum per l’annessione, mentre i media continuano a fornire dati sulle votazioni.
Secondo la stampa vicina al Cremlino, oltre la metà della popolazione delle quattro regioni avrebbero già votato. L’affluenza, sempre secondo Tass – agenzia statale russa – lunedì è stata dell’86% a Donets, 83% a Lugansk, 63% a Kherson e 66% a Zaporizhia.
Ancora Medvedev ha affermato, come temuto dai vertici occidentali, che una volta annesse le regioni alla Russia, ogni tentativo di attacco a quelle zone sarà visto come un crimine verso la stessa Russia, che avrà a quel punto il diritto di utilizzare tutte le sue forze per la legittima difesa.
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