Russia, l’omicidio della figlia di Dugin è stato valutato dall’intelligence Usa ed emergono ombre che portano a Kiev.
Il New York Times ha rivelato che fonti vicine all’intelligence statunitense confermano il coinvolgimento dell’Ucraina nell’attentato che ha coinvolto e ucciso Darya Dugina. La 30enne era sola in auto quando è esplosa e per lei non c’è stato nulla da fare. Ora, dopo oltre un mese di indagini, emerge, secondo quanto riporta ancora il quotidiano statunitense che dietro all’azione ci sia l’Ucraina.
Russia, omicidio figlia Dugin
Il 20 agosto Darya Dugina, quando è morta, si trovava a bordo di una Toyota nella quale avrebbe dovuto esserci anche il padre Alexander, che invece si era intrattenuto più della figlia a un festival e non è salito in macchina con lei per andare a Mosca. Un cambio di programma dell’ultimo momento che ha risparmiato la vita al filosofo.
Infatti, Dugina, appena dopo essersi messa alla guida dell’auto per raggiungere la capitale, esattamente cinque minuti dopo, è esplosa insieme al veicolo. Si è appurato poi che l’ordigno era stato piazzato sotto la macchina all’altezza dei sedili anteriori e che il comando è stato azionato a distanza. La Russia accusò immediatamente l’Ucraina per il brutale omicidio ma quest’ultima ha sempre negato il coinvolgimento.
Ora però ritornano i sospetti della mano di Kiev dietro all’assassinio di Dugina.
Intelligence Usa punta il dito contro l’Ucraina
L’intelligence Usa dopo aver svolto indagini accurate sembra aver scoperto il coinvolgimento dell’Ucraina nell’attentato e omicidio di Darya, la figlia di Alexander Dugin.
L’informazione emerge soltanto ora e la causa potrebbe essere, secondo il NYT, l’attuale momento delicato che sta attraversando il conflitto. Un momento di tensione generale con l’ombra delle armi nucleari a rendere ancora più preoccupante lo scenario tra i due Paesi.
Gli 007 americani affermano che sia stato progettato e attuato da parti al governo di Kiev. Non è stato specificato se sia coinvolto Zelensky o se l’azione è stata tenuta nascosta al presidente ucraino. Dopo l’omicidio lui fu il primo a spiegare immediatamente l’estraneità dell’Ucraina in merito all’accaduto.
La rivelazione del New York Times getta ombre sul governo ucraino che, non appena la notizia è circolata, si è detto nuovamente estraneo ai fatti.
La domanda che sta andando per la maggiore è come mai gli Usa hanno deciso di parlare soltanto ora. La risposta sta nel quadro evolutivo del conflitto ma ha come punto focale inannzitutto il distaccarsi degli Stati Uniti dall’episodio che invece inaspettatamente hanno puntato dito contro chi, invece, continuano a difendere nell’invasione.
Un’azione che ha ricevuto subito la risposta della Russia, oltre che quella dell’Ucraina. Putin e il Cremlino hanno appreso con stupore l’accusa degli Usa, vedendoci anche un punto di apertura.
Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino, ha affermato: ” Il fatto che l’intelligence americana riconosca il coinvolgimento di Kiev nell’omicidio di Darya Dugina è un segnale positivo “.
Nonostante ciò Zelensky specifica che ogni omicidio di guerra deve avere ragioni specifiche, tattiche o strategiche e la 30enne Dugina non rientrava in nessuna di queste casistiche. Detto ciò la tensione rimane alta e la più lunga resta sempre la minaccia nucleare che sembra sempre concreta.