Nella giornata di oggi in Russia si celebra la vittoria sul nazismo, durante la Seconda guerra mondiale. Putin presente alla parata.
Putin ha partecipato a Mosca alla celebrazione della giornata della vittoria sul nazismo. Parate, sfilate di veterani di guerra, e misure di sicurezza rafforzate per garantire la sua incolumità. Perché è così importante per la Russia ricordare il 9 maggio la sconfitta del nazismo durante la Seconda guerra mondiale. Putin continua a insistere su un rituale sì appartenente al passato, ma ben vivo nella memoria del suo Paese. Anche se è ovvio per tutti che non c’è più una nazione che lotta per “sconfiggere il nazismo”.
La giornata della vittoria sul nazismo, oggi 9 maggio 2023, è stata festeggiata in Russia con lo scopo certamente di riaccendere entusiasmo e puntare il focus sulla guerra in Ucraina. La parata militare in Piazza Rossa di Mosca, i veterani della Seconda guerra mondiale, le decorazioni a stelle rosse, le sfilate dei discendenti dei combattenti con le foto dei congiunti caduti in battaglia – alla quale ha partecipato anche Putin con la foto del padre.
Il tutto assume un significato propagandistico, nel contesto dell’attuale conflitto. Ma perché per la Russia è ancora importante celebrare la vittoria nella Seconda guerra mondiale, e puntare il dito verso “i traditori fascisti” ucraini, nella narrazione al popolo?
Immaginare di assistere a un discorso di un capo di stato occidentale, che nelle motivazioni di un’invasione militare cita “i compagni” caduti negli anni ’40, dipinge il nemico come “fascista, discendente ideologico del nazismo”, sarebbe surreale. Eppure nei suoi discorsi alla nazione, quelli che proprio l’Occidente ha ritenuto deliranti, Putin ha sempre fatto riferimento a questi temi.
Per la Russia infatti fare leva sulla memoria delle tragedie del Novecento è fondamentale e non è un caso che – nonostante il carattere anacronistico che potrebbero assumere questi discorsi nell’Ovest dell’Europa – il capo del Cremlino possa permettersi di continuare a giocare sulla lotta ai “nazisti”, dipingendo da un anno a questa parte Zelensky come erede di quelle stesse ideologie.
“La Russia vuole la pace, la libertà. L’Occidente ha dichiarato una guerra contro la Russia, dimenticando chi sia stato a sconfiggere il nazismo“.
Se si vuole tentare di comprendere a fondo le motivazioni di tale retorica, di questa continua leva emotiva da parte dei vertici russi, delle continue accuse reciproche, è bene inquadrare le grandissime differenze con gli altri Paesi che hanno combattuto la Guerra Mondiale e che nel corso dello scorso secolo hanno preso strade estremamente diverse.
Secondo Russia e Ucraina, nel corso del Novecento, sono avvenute le due più grandi tragedie della loro storia.
Per l’Ucraina – che per larga parte si è sempre ritenuto un popolo continuamente minacciato e costretto a difendersi – sotto l’URSS, è stata senza dubbio la grande carestia degli anni ’30, quando i vertici del Comunismo decisero di lasciar morire di fame migliaia e migliaia di contadini. Il potere sovietico, per imporre la riforma e la creazione della proprietà collettiva, incontrando resistenza così come in altre parti dell’Unione Sovietica, stroncò questa resistenza portando alla morte, confiscando e deportando. Una questione, prima sepolta dallo stalinismo, sulla quale, il popolo ucraino ha costruito poi la sua memoria collettiva.
Per la Russia, la più grande tragedia della loro storia è invece stata l’invasione nazista. E mai è stato perdonato dai russi che una parte degli ucraini abbia accolto i tedeschi al loro arrivo – per odio verso il potere sovietico -. Con i nazisti che reclutarono anche tra gli ucraini.
Ognuno dei due popoli è il popolo che è stato aggredito, innocente e che ha subito torti e soprusi, nella loro memoria.
Una catastrofe che è indelebile e fa parte da sempre della cronaca dei due Paesi – come si è notato anche dalla dichiarazioni di Putin – e che oggi è tornata attuale e di impatto anche per chi osserva il conflitto. Ecco perché la Russia continua ad ostentare la lotta al nazismo, mostrando i tatuaggi con le svastiche dei soldati ucraini catturati; ecco perché continua ad accostare Zelensky alle ideologie naziste.
Un impulso sul quale i vertici russi spingono tutt’oggi per giustificare, probabilmente, l’ingiustificabile – da tutti i punti di vista – invasione in Ucraina. Perché la realtà di oggi è ben diversa del 1945, ed è ovvio per tutti che non c’è più una nazione che lotta per “sconfiggere il nazismo”. Quella che si sta combattendo oggi non è una guerra contro gli eredi di quegli ideali, e la festa del 9 maggio in tutta Europa infatti viene celebrato come “il giorno del mai più”. Mai più quel dolore, mai più quelle atrocità, mentre Putin continua a insistere su un rituale sì appartenente al passato, ma ben vivo nella memoria del suo Paese.
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