Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino, ha rilasciato un’intervista al Washington Post dove ha smesso divergenze all’interno della cerchia ristretta attorno a Putin. Ma precisa anche che non esistono spaccature all’interno del Cremlino.
Il portavoce di Putin ha sorpreso i media rilasciando affermazioni inattese al “Washington Post” in merito alla situazione attuale dei membri all’interno del Cremlino. Il momento è di massima tensione e allerta perché il mondo ha paura di un attacco nucleare, mentre si sta attraversando una delle crisi energetiche più dure mai viste prima.
Peskov rivela divergenze nella cerchia ristretta di Putin
Il portavoce del Cremlino e strettissimo collaboratore di Putin ha inaspettatamente fornito alcune informazioni riguardo la gestione da parte dei politici russi, in merito al conflitto in Ucraina. Peskov ha rivelato che, ai piani alti del Cremlino, sono sorti dissapori e disaccordi.
Una notizia che ha stupito molto i media mondiali ma che rappresenta qualcosa di già preannunciato dall’intelligence statunitense.
Peskov ha spiegato: “C’è disaccordo in questi momenti. Alcuni pensano dovremmo agire in modo differente ma questo rientra nel normale processo di lavoro”. Uno degli uomini più vicini a Putin svela che esistono contrasti e divergenze in quella che sembrava essere una coalizione molto solida.
Ha spiegato, inoltre, che le questioni che hanno creato più disaccordo sono sul lavoro, sull’economia e soprattutto sull’operazione militare in corso. La mobilitazione parziale ha sollevato polemiche e dissapori, ma Peskov ritiene che, in fase di lavori al governo, questa sia una dinamica normale.
Nessuna spaccatura nel Cremlino
Dopo aver spiegato che anche all’interno del governo russo le decisioni prese non sono andate a genio a tutti, Peskov fa, però, un’ulteriore precisazione. Il russo ha affermato che non esiste nessuna spaccatura all’interno del Cremlino.
Peskov conferma soltanto in parte ciò che era emerso dalle indagini dei servizi segreti statunitensi e britannici, ovvero un malcontento generale tra i più vicino allo Zar.
L’intelligence Usa aveva riportato la notizia di una persona, facente parte della cerchia ristretta dell’ elite russa, che avrebbe preso posizione contro Putin nei giorni scorsi. Peskov, però, ha categoricamente classificato come falsa questa informazione e ha spiegato che nonostante i pareri discordanti si riesce sempre ad ottenere un’idea comune.
Tutto questo accade mentre il mondo è preoccupato riguardo ad una minaccia nucleare che Biden ha ribadito oggi come possibilità concreta. La Russia invece smentisce l’intenzione di un’escalation nucleare, ma nello stesso ha indetto referendum non riconosciuti da molti Stati e dall’Occidente, che hanno decretato l’annessione di quattro regioni ucraine alla Russia. In cui è inclusa anche Zaporizhzhia, dove si trova la centrale nucleare che è stata ed è ancora utilizzata come campo di battaglia.
Proprio in merito a questa ultima faccenda, Putin ha ufficializzato mercoledì la proprietà russa sulla centrale ma l’Aiea, che si occupa della sicurezza nucleare, riconosce l’Ucraina come proprietaria.
Zelensky chiede a gran voce che sia fatta giustizia sui referendum farsa che hanno sottratto territori all’Ucraina. La nazione intanto, nonostante la potenza russa sia immensa, è riuscita a riconquistare circa 400 km di terre occupate.
La felicità della liberazione dei propri cittadini dai russi ha lasciato presto spazio all’orrore emerso dopo la riconquista. Sono state scoperte 22 camere di tortura dove venivano attuate le più disparate crudeltà sia a militari ucraini che a moltissimi civili. Sono emerse inoltre anche due fosse comuni e il conteggio totale dei corpi è pari a 534.